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giovedì 22 agosto 2013

Settore trasporti e sviluppo sostenibile nelle Alpi la posizione di CIPRA

Lo sviluppo sostenibile è la nuova visione che sempre più dovrà pervadere ogni settore della società. Un nodo importante nella sostenibilità è il settore dei trasporti sebbene anche altri settori. Andiamo oggi a conoscere la posizione di CIPRA Italia grazie alle parole del direttore Franco Pastorelli in merito allo sviluppo delle Alpi e in particolare per ciò che concerne il settore trasporti.

Convenzione delle Alpi. La convenzione delle Alpi è un trattato vincolante di diritto pubblico internazionale per la tutela e lo sviluppo sostenibile delle Alpi, i paesi alpini riconoscono la loro comune responsabilità e si propongono di garantire la tutela duratura ed efficacie delle Alpi in tutti i loro aspetti: spazio naturale di eccezionali qualità ambientali, spazio vitale per le popolazioni locali, regione economica, luogo di svago e di riposo, patrimonio comune dell'intera Europa. Essa si compone di una Convenzione quadro e dei Protocolli attuativi.

Nella Convenzione quadro sono specificati solamente gli obiettivi e le regole generali, mentre le misure concrete sono definite in appositi protocolli applicativi. Si tratta di singoli ed autonomi accordi internazionali e contengono le disposizioni per l'attuazione degli obiettivi negli specifichi campi applicativi: Protezione della natura e cura del paesaggio; Pianificazione territoriale; Tutela del suolo; Turismo; Agricoltura di montagna; Foreste montane; Trasporti; Energia. Purtroppo mentre la Convenzione quadro è stata ratificata dall'Italia nel 1999 (Legge n. 403 del 14 ottobre) la ratifica dei protocolli attuativi è avvenuta soltanto nel 2012 a causa del nodo relativo al Protocollo Trasporti ed all'ostruzionismo esercitato da alcune parti politiche in nome della lobby dell'autotrasporto. A causa di ciò il nostro Paese è in forte ritardo nelle politiche di attuazione dei protocolli e nelle politiche per il trasporto sostenibile in generale.

Protocollo Trasporti. Con la ratifica del Protocollo Trasporti l'Italia potrà finalmente dotarsi di una politica dei trasporti credibile, a partire dal trasferimento modale. Il Protocollo Trasporti può essere considerato l'autentico pilastro della Convenzione che prevede non solo l'impegno a non costruire nuove strade di grande comunicazione che attraversino le Alpi (e a mettere definitivamente una pietra sopra progetti assurdi quanto improbabili del tipo Autostrada Alemagna o Autostrada del Mercantour), ma anche misurre innovative volte a migliorare l'efficienza dei trasporti.

Il Protocollo sui trasporti ha il pregio di considerare le politiche dei trasporti nel loro complesso e di non limitarsi alle politiche delle infrastrutture. Infrastrutture, vero limite culturale della classe politica italiana, di ogni schieramento. Ministri, sottosegretari, assessori regionali, per finire agli amministratori locali, riducono quasi sempre il complesso sistema trasportistico ad una questione di strade, autostrade, ferrovie, tunnel, ponti - spostando di conseguenza la problematica ad una questione di cantieri, tracciati, costi infrastrutturali - anziché tentare di ragionare su ciò che genera "trasporto", ovvero domanda e offerta, mercato, dislocamento delle produzioni e costi reali del trasporto.

TAV e la contrarietà non preconcetta. Perchè la TAV è un progetto nato male ed i tentativi di correggerlo in corso d'opera si sono rivelati del tutto inadeguati. Si è pensato prima a realizzare l'opera per poi capire a cosa dovesse servire (a trasportare le merci? le persone? sulla base delle proiezioni di traffico degli anni '90?). Paradossalmente per realizzare alcune tratte ad alta velocità (alcune sensate, altre per nulla) alle quali sono state destinate tute le risorse economiche, si sta smembrando la capillare rete delle linee ferroviarie regionali e locali, quelle che quotidianamente dovrebbero servire milioni di passeggeri costretti a viaggiare in condizioni pietose.

Non vi è dubbio che il trasporto su ferro sia molto più ecologico di quello su gomma ed il trasferimento modale è uno dei nostri obiettivi. Tuttavia non si può semplificare il complesso sistema dei trasporti ad un problema di infrastrutture. E' provato, ad esempio, che la sola realizzazione di una nuova linea ferroviaria come la Torino - Lione non riuscirebbe ad incidere che minimamente sul trasferimento delle merci dall'autostrada alla ferrovia. Si tenga conto poi che una linea ferroviaria tra Torino e Lione esiste già ed è utilizzata per un terzo delle sue capacità. La realizzazione della grande opera (tunnel internazionale) non risolverebbe che in minima parte il problema dell'infrastruttura: infatti più che l'attraversamento delle Alpi il collo di bottiglie è costituito dai nodi di Torino e di Chambery (nel caso della Torino-Lione) i quali rimarrebbero irrisolti. Tutto questo senza dimenticare il costo miliardario di una simile opera in un periodo di crisi, l'impatto ambientale della cantierizzazione ed i tempi necessari a portarla a compimento (se mai ciò dovesse avvenire).

Ringrazio il Direttore di CIPRA Italia non solo perchè ci fa capire meglio le motivazioni del dissenso ma pure per il materiale, attraverso il quale, a breve si approfondirà il discorso specifico della Torino-Lione.

mercoledì 16 gennaio 2013

Mobilità secondo il PD

La mobilità per il PD vuol dire in primis Trasporto pubblico Locale e Logistica. Una politca questa lontana da quella del PDL che parla dello Stretto di Messina.

Trasporto pubblico locale. La mobilità fisica è anche mobilità sociale, in quanto si muovo le persone e le idee. L'Alta Capacità e l'Alta Velocità sono state una svolta per il trasporto su ferro e sopratutto per l'Alta Velocità esso va completato senza indugio. Con l'Autovelocità però si muovano solo il 5% dei passeggeri e il 95% invece fa capo ai pendolari che invece ancor oggi viaggiano su delle carozze degne da carri bestiame. Si vuole rimettere le risorse tolte dalla Monovra del Governo Berlusconi per poter oltre a dare un servizio migliore anche tenere sottocchio il costo dei biglietti. Bisogna aumentare anche la concorrenza sia facendo entrare nuovi concorrenti esteri e italiani anche attraverso anche aggregrazioni di operatori ferroviari ed automobilistici. Bisogna aumentare l'ambito dove le singole aziende possono operare per aumentare l'efficacia e l'efficienza. Va anche previsto il confronto costruttivo con gli utenti anche per migliorare il servizio. Solo servizi efficienti e con integrazione gomma e ferrovie può poter dare risultati perchè solo servizi efficenti possono aumentare l'utilizzo degli stessi.

Logistica. La logistica deve avre un solo must l'Intermodalità. Il nostro territorio è allungato ed è baciato dal mare con molti porti e molti comuni piccoli. Serve una scelta che porta il trasporto su gomma sul breve tragitto e la ferrovia sul lungo tragitto. Per poter rendere ciò possibile si deve poter scambiare le merci in interporti grandi e organizzati. Si deve rendere le stesse molto competitive, in quanto l'abbandono delle stesse ha fatto spostare il 90% traffico merci passa su gomma. Bisogna investire di più sulle ferrovie per rendere competitive in tutto il paese. L'abbandono del traffico merci dalle FF.SS non ha incentivato l'arrivo di nuovi concorrenti anche stranieri se non su poche tratte renumerative del Nord. Va messo in campo il Ferrobonus e investire negli interporti con un Piano nazionali degli interporti questo per rendere possibile l'Intermodalità.

Le autostrade sul mare vanno incentivate e si devono collegare i porti con le ferrovie e autostrade. Il trasporto via mare complessivamente tra trasporto merci e passeggeri contribuisce con 7 MLD euro al PIL nazionale. Il contributo potrebbe esser maggiore se ci fosse una politica dei porti che manca. I 39 porti non sono competitivi verso i concorrenti dell'Adriatico e del Tirreno, ma anche dei porti del Nord Europa e del Nordafica. Bisogna investire sui porti attraverso risorse che provengono da parte del gettito IVA e delle accise. Si deve poi ripristinare l'ecobonus che incentiva l'utilizzo delle autostrade del mare e attraverso le Autorità portuali con un ruolo riconosciuto anche per regolazione delle liberalizzazioni. Si deve poi evitare la sterile concorrenza tra i porti.

L'autotrasporto deve esser tenuto in considerazione quando si parla di logistica. Anche perchè il 90% del traffico merci e ciò è fornito da 165000 imprese che 55000 imprese senza veicoli. Una frammentazione del settore che porta ad un estenuante concorrenza che ha portato molti piccoli in grave difficoltà. Questa situazione non è migliorata nemmeno dopo 10 anni di contributi per un ammontare complessivo di 4 miliardi ma che anzi ha portato a calmierare le tariffe a vantaggio dei committenti. La concorrenza estera ma comunitaria non è stata certamente un toccasana agevolata anche da minori costi del lavoro.

Vanno migliorate le infrastrutture per aumentare l'efficienza con tempi certi di consegna e attraverso maggiori controlli delle forze dell'ordine il controllo dei tempi di riposo e guida. Non si può pensare ad uno stato che da elemosina, ma i contributi devono esser dati a chi innova e realmente merita. Va tolta l'intermediazione parassitaria oltre che il ruolo sempre maggiore della criminalità organizzata.

Il trasporto aereo ha in Italia un mercato ridotto per quanto riguarda le merci (735000 tonnellate) dietro al belgio e il trasporto passeggeri è calato del 2,5 facendo registrare 130 milioni passeggeri nel 2009. Il calo minore che in altre parti d'Europa si deve alla tenuta del low cost, il quale domina le tratte interne. Ci sono circa 100 areoporti che si fanno una concorrenza sfrenata per contendersi le compagnie low cost a suon di incentivi delle Amministrazioni locali. Anche la compagnia di bandiera è fallità e le aziende aereoportuali non sono in ottime acque.

La priorità è come prima cosa evitare la proliferazione degli aereoporti e classificarli come uno studio commissionato da ENAC ha fatto (14 Strategici Internazionali, 10 scali Primari, 24 Scali Complementari). Si deve investire solo sugli scali veramente importanti dando risorse e prevedere adeguando le tariffe a fronti di piani di sviluppo di Società Areoportuali credibili. Bisogna inoltre incentivare fusioni tra società di ambiti limitrofi per limitarne la concorrenza e favorire la specializzazione. Va inoltre promossa la multimodalità di cui il trasporto aereo è una componente.

Si deve scindere la programmazione dalla regolazione e affidare quest'ultima funzione ad un'Autorita indipendente che vigili sul settore. Tale autorità deve metter ordine un un settore che vede molti attori coinvolti e che vigili sulla concorrenza e sulla parita di accesso alle infrastrutture.

Conclusioni. Chi non vorrebbe che si facessero tutte le cose di tale piano che sembra esser dei sogni. Molte idee in tanti settori, ma a parte il settore aereoportuale e delle autostrade del mare ove qualcosa viene detto sul finanziamento del programma per il resto resta un buio. Si parla ad esempio di ripristinare nel trasporto pubblico locale le risorse tolte da una Manovra del Governo Berlusconi, ma su come farlo tutto tace. Come può esser ritenuto tale programma credibile?

Mobilità

Mappa del programma