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lunedì 28 aprile 2014

L'Europa che no ha confini e non si vede

Il 25 maggio 2014 ci saranno le elezioni Europee delle elezioni che mai come in questo caso sono importanti. Un Europa quella della crisi del rigore ma che è difficile da vedere.

Un Europa a due velocità. Da un punto di vista economico, campo su cui si è fatto grandi progressi si vede come ancor oggi non sia l'Europa un'area economica ottimali con grandi squilibri che porta alcuni a parlare di uscita dall'Euro oppure di due Euro con due aree nord e sud che rimangono legate, ma non così legate come ora.

Un Europa quella attuale che chiede sacrifici ai popoli che stanno all'interno della stessa ma che poi aiuta ad avvicinarsi alla stessa da parte dell'Ucraina anche con aiuti economici, creando tensioni con la Russia.

Senza politica dell'immigrazione comune. E' singolare che dopo le varie reprimende verso l'Italia per la sua politica dell'immigrazione che cercava di fermare col reato di clandestinità gli sbarchi prevedendone il rimpatrio e l'attuale operazione Mare Nostrum non ci sia nessuna politica dell'immigrazione comune europea.

Basti pensare all'altra porta a Est della Grecia, Evros, ove attraverso un muro si vuole fermare l'avanzata degli immigrati. Un politica con diverse crepe che porta a dire che non funziona basta leggerre ciò che è stato documentato nel libro di un Estate in Grecia edito da Chiarelettere.

La cosa che stride però di più che che mentre si aveva un comportamento spagolo nell'enclave spagnola in Marocco, Mellila. Mentre si chiede all'Italia si deve salvare le vite in mare si lascia che attraverso tale enclave spagnola si possano compiere torture e massacri di migranti nel silenzio totale. Tutto questo è stato documentato, in video da Sara Creta e con l'aiuto del consulente giornalitico Sylvin Mbarga per Allecma.

Questo succede e si apprende dall'Ansa del 25 febbraio 2014 continuerà con investimenti spagnoli; dopo che l'Italia deve prodigarsi in salvataggi in mare e nell'accoglienza se non vuole essere bacchettata dall'Europa. Gli stessi rimpatri sono difficoltosi in Europa. Sembra proprio aver imparato bene l'Europa la lezione dei carceri di Guantanamo ove tutto è fattibile e lecito se fuori dal territorio Europeo. Ecco proprio così se si entra a Melilla non si può esser più buttati fuori, ma fuori e sulle varrie recinzioni tutto può accadere. Dov'è la politica Europea comune?

Sono solo due esempi di come spesso l'Europa non i vede o si vede con voce diversa nei diversi territori nazionali. Questa non è l'Europa che il cittadino che va data al cittadino europeo. Il cittadino europeo si merita attenzione che spesso viene data ad altri, per chissà quali scopi, e merita che l'Europa parli una voce sola. Senza queste condizioni non ha senso la stessa Europa che per altro fatica ad essere anche un area monetaria ottimale. Su questi temi chi si vorrà presentare alle Europee dovrà dire qualcosa.

giovedì 28 novembre 2013

Nuovo Psr 2014-2020. Veneto contro lo stato che vuole ridurre la sua compartecipazione.

“Al Ministero delle politiche agricole le Regioni italiane devono porre due questioni preliminari ineludibili circa le risorse attualmente fornite da Unione Europea, Stato e Regioni nella creazione del plafond del prossimo Programma di Sviluppo Rurale, che sarà poi lo strumento concreto che viene poi messo a disposizione delle imprese agricole del Veneto e delle altre regioni italiane per accrescerne la competitività e la redditività”. Lo chiede l’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato, che ha scritto una formale richiesta al coordinatore della Commissione Politiche Agricole Fabrizio Nardoni, assessore della Regione Puglia.

“Innanzitutto lo Stato dovrebbe mantenere inalterato il tasso di partecipazione nazionale alla programmazione dello sviluppo rurale – ha ribadito Manzato – e questo specialmente per le Regioni che hanno dimostrato maggiore efficienza nella spesa. Il Veneto rischia altrimenti una riduzione di risorse, da qui al 2020, di circa il 25 per cento”.

Nell’attuale programmazione 2007-2013 la somma totale messa a disposizione del sistema primario del Veneto è stata di 1 miliardo e 40 milioni, dei quali il 46 per cento (pari a 480 milioni di euro) a carico dell’Unione Europea e la restante parte messa a disposizione da Regione e Stato. “Il MEF, Ministero Economia e Finanze, ha proposto di applicare la percentuale massima prevista per il cofinanziamento comunitario, che dunque passerebbe al 53 per cento nelle Regioni del Centro Nord e al 75 per cento per le misure agro climatico ambientali. Questo non aumenta le risorse disponibili ma semplicemente diminuisce la quota di spettanza nazionale a parità di contributo europeo. Lo Stato risparmierebbe risorse (da 453 milioni a 240-290 milioni di euro), che però verrebbero sottratte allo sviluppo rurale, con una conseguente riduzione delle risorse per il Veneto, sintetizzabile a conti fatti al 20 – 25 per cento in meno della somma attualmente fruita”.

“Inoltre – ha concluso Manzato – va sottolineato che lo Stato, mentre riduce la sua partecipazione, aumenta l’entità delle partecipazione regionale, prevedendo un cofinanziamento del 30% della quota nazionale su tutte le misure mentre nella attuale programmazione le misure dell’asse 2 erano a totale carico dello Stato”.