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giovedì 4 aprile 2013

Non perdiamo tempo il paese è sempre più vicino al voto

Il Presidente della Repubblica ha preso atto il Venerdì Santo dell'infruttuosità del giro di consultazioni lampo dalla stesso compiuto. Le dimissioni di Napolitano sarebbero state un segnale forte che avrebbero indicato una strada, ma si è scelto altro.

La scelta irrituale. La scelta di Giorgio Napolitano è stata quella di indicare due gruppi di personalità che dovrebbero segnalare le priorità del paese. Un comportamento questo che hanno portato a critiche da parte di tutti con Beppe Grillo che parla di "badanti della democrazia".

Un effetto c'è stato in verità una apertura di Bersani che potrebbe esser troppo timida e tardiva verso il PDL dopo il fallimento della ricerca di un accordo con i gillini. Difficile trovare un alleanza PD-PDL visto che si parla in casa centrodestra di una richiesta di non occupare tutte le cariche in un ottima di nomina anche del futuro Presidente della Repubblica.

Stiamo perdendo tempo. Matteo Renzi parla apertamente di una perdita di tempo, anche rivolgendosi al suo segretario Bersani, interpretando il malessere di una paese che guarda ad una politica che dovrebbe prendere di petto i problemi. Problemi che sembrano l'ultimo pensiero di una classe politica che è scollegata dal paese.

Un Renzi che guarda ad un accordo col PDL come unica chance per evitare il voto.

L'impraticabilità di un accordo alternativo. Un accordo alternativo al PDL è impossibile vista la chiusura non da oggi del Movimento 5 stelle ad accordi di governo con chicchessia tranne per un governo a guida M5S. Ci potrebbero essere voti di dissenso all'interno dei partiti o con altri partiti presenti del parlamento che sostengono un governo ma ciò non darebbe che un governo debole ciò che non serve al paese.

M5S e ruolo di Grillo. Beppe Grillo non fa le considerazioni che propone a caso ma forte della sua leadership indiscussa e dell' art. 3 del Non Statuto del Movimento 5 stelle che sembrava di scarsa importanza, ma che alla luce del suo comportamento è importante. Beppe Grillo è il proprietario del contrassegno del partito e quindi l'unico che detta la linea.

Il voto. Giorgio Napolitano si affrettò a dire nella comunicazione della sua decisione che un governo esiste e sebbene dimissionario può operare. Certo ciò è vero ed è il governo di Mario Monti ma è sicuramente debole anche dopo la sfiducia allo stesso che da parte del segretario Angelino Alfano che ha portato alle elezioni anticipate.

I gruppi di "saggi" non posso essere un futuro governo e sul fatto di non voler interferire nelle dinamiche di scelta di un governo è stato rimarcato d Napolitano altrimenti avrebbe avvallato la teoria di golpe imputato allo stesso da Il Giornale ponendo dubbi sul fatto se tale atto non abbia trasformato la forma di governo da parlamentare a presidenziale.

Il tempo concesso dal Presidente della Repubblica sta scadendo e il 18 aprile si inizierà ad entrare nel vivo con convocazione della seduta comune di Camera e Senato a cercare il successore. A quel punto si capirà se un accordo PD-PDL sarà possibile e se alcune parole anche da parte di Bersani potranno essere rimangiate. Questo anche alla luce di altre parole che in passato lo stesso pronunciato che anche col 51% si sarebbe comportato come se avesse il 49% parlando con tutti. Un voto non condiviso, sul Presidente dell Repubblica, dal PDL potrebbe segnare la chiusura definitiva di qualsiasi accordo. Con un Movimento 5 stelle che chiude ogni porta solo raccogliendo qualche dissenso dai vari partiti che porti ad un governo debole; ciò di cui l'Italia non ha bisogno. Serve un governo forte che affronti i problemi del paese e che se non c'è accordo PD-PDL solo le elezioni può dare.

Le elezioni sarebbero quindi l'unico modo di uscire impasse se le forze politiche fossero responsabili. Su questo punto qualche dubbio permane. Certo è che di tempo anche per la mossa di Napolitano potrebbe in caso di fallimento di una ricerca di accordo perso molto tempo e forse le dimissioni di Giorgio Napolitano sarebbero state più dignitose.

sabato 23 marzo 2013

Lega Nord su incarico esplorativo a Bersani

"Incarico a Bersani: valuteremo le sue proposte d'intesa con gli alleati del Pdl e poi decideremo una posizione comune", Maroni Roberto.

Queste parole di Roberto Maroni danno la tara di qual'è la linea ufficiale della Lega Nord attendere la mossa di Bersani. Queste parole dicono però di più perchè escludono la possibilità di soluzioni solo con la Lega Nord magari pensando in una rottura dell'alleanza Lega-PDL. In tal modo si mette il PDL e lo stesso Berlusconi in gioco e Bersani farà bene a tenerne conto.

Le parole di Roberto Maroni smorzano quelle di Massimo Bitonci dette a Tgcom 24:

Bersani deve trovare i voti da solo. Siamo d'accordo su un governo di coalizione che faccia delle riforme strutturali ma questa cocciutaggine nel voler cercare un governo a guida Bersani, magari chiedendo appoggio esterno alla Lega, mi sembra una scelta sbagliata nei confronti del paese e di quello che i cittadini vogliono Napolitano? Ci ha messo a nostro agio e ha fatto un'analisi lucida della situazione attuale, ho apprezzato molto perchè ha dimostrato di essere una personalità super partes. E' stato anche lui a dire che il risultato elettorale non consente ad alcuna formazione di governare da sola, ha parlato del modello olandese e delle consultazioni dicendo che si prenderà il tempo necessario per fare la scelta più giusta, quindi penso che quello di Bersani sia un incarico esplorativo, forse Napolitano glielo doveva perchè comunque ha avuto la maggioranza alla Camera, ma e' un incarico destinato a naufragare nei prossimi giorni. Un aiuto da parte della Lega Nord al governo Bersani, in questo momento, e' molto difficile.

Rimane comunque il fatto che si la mossa sta al Partito Democratico certo è mette in chiaro meglio la posizione Roberto Maroni e della Lega Nord che non sembra di completa chiusura, ma certo a determinate condizioni. Non viene inoltre messa in discussione l'alleanza col PD come da qualcuno pensava. Sono sicuramente parole quelle di Maroni meno di chiusura ad un governo. Certo è che tutto dipenderà da Bersani e stavolta se vuole la Lega Nord dovrà aprire a PDL e a Berlusconi. Passi difficili vedremo se li compirà o in che direzione andrà.

venerdì 8 marzo 2013

Io faro nella nebbia

Il Presidente della Repubblica a risposta ai giornalisti sul suo ruolo e del fatto che lui è il faro ha fatto capire quanto difficile. Sebbene lui terrà fede alla sua carica e ai compiti ad essa assegnata ha parlato delle difficoltà che ci sono e che non si posso nascondere. Un faro il Presidente nella nebbia degli assetti usciti dalle urne.

Bersani dalla direzione del PD, la quale è stata seguita da 2.134.760 attraverso YodemTV, per una diretta di 8 ore di discussioni. Non ha nascosto che il suo compito è arduo ma rivendica per se l'onore e l'onere di fare la proposta. Una proposta la sua che necessariamente deve esser fatta a tutto il parlamento avendo si la maggioranza alla Camera senza però avere la maggioranza al Senato.

La chiusura al PDL. Dopo la campagna elettorale in cui si chiudeva alla collaborazione col PDL addirittura con toni come smacchiamo il giaguaro si tiene ora fede a quelle parole. Questo dopo aver lavorato per un anno sotto il governo Monti. Facendo ciò però si toglie la possibilità di collaborazione con la coalizione con più senatori dopo PD al Senato.

L'impraticabilità della collaborazione con Monti. La collaborazione è impraticabile perchè non darebbe governabilità per i risultati scarsi. Non basterebbe a garantire la maggioranza al Senato.

Una fiducia o collaborazione col Movimento 5 stelle. La fiducia ad un governo PD da parte del M5S è staa esclusa da Beppe Grillo leader del Movimento. In tal senso lo stesso a rilanciato proponendo un governo del Movimento 5 stelle. Proposta credo irricevibile da tutti gli altri.

La collaborazione ci potrebbe esser sul modello siciliano di Rosario Crocetta, ma il governo deve poter nascere e questo sta nelle valutazione del nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Un governo di minoranza. Bersani quando salirà al colle chiederà a Giorgio Napolitano per poter formare un governo di minoranza. Un governo questo che dovrebbe vedere al senato la non presenza di parte dei parlamentari in caso astensione in quanto sarebbe calcolato come negativo in tale camera. La vedo molto dura.

Verso Monti ha poco da sperare in quanto visto che oltre ai pochi voti che porterebbero hanno già detto che piuttosto di governo di minoranza meglio il voto.

Col Movimento 5 stelle sembra arduo e solo su leggi gradite allo stesso riceverebbero voto e mai la fiducia.

Il PDL credo che non possa dargli una mano e non perchè non voglia ma perchè Bersani almeno nei termini di una fiducia ad un governo che molti chiamano governissimo. Si è escluso di guardare a quest'area da parte di Bersani che ha rifiutato l'aiuto proveniente da Silvio Berlusconi.

Un governo tecnico non lo vedo possibile perchè in tal senso il Presidente della Repubblica condannerebbe ad una legislatura tecnica sconfessando gli elettori. Sarebbe un tradimento più forte che non un'accordo tra le forze in campo. Nessun governo tecnico o del presidente sarebbe agli occhi degli elettori non legittimato e verrebbe visto come tradire l'art.1 comma 2 della Costituzione: La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Certo è che forse Napolitano dovrebbe esser costretto dalle contingenze tenere conto del voto degli italiani in modo labile. Un compito quello del Presidente Napolitano, che forse pregustava la fine del settennato, mai così difficile e che qualsiasi decisione prenderà andrà bene. Monti parla di elezioni ma credo che Napolitano farà tutto per evitarle. Se almeno le forze politiche avessero almeno metà del suo senso di responsabilità.

Certo se prima o dopo l'estate presto si tornerà a votare e lì si misurerà la serietà delle forze e non solo se sono stati coerenti a non partecipare a governi altrui, ma se hanno almeno ne hanno la possibilità qualcosa che gli elettori hanno ritenuto importante. Alla gente non interessa se il governo è PD o di che colore ti vota se gli fai ottenere qualcosa dal programma. Ovvio se il governo è del tuo colore hai tanta forza in Parlamento e fai poco non va bene devi ottenere tutto o quasi.

Che punti propone Bersani per il suo governo di minoranza? Se si propone un governo di minoranza, ovvio che pure questo durerà poco, si deve aver in mente cosa si fare e per cosa si chiede la fiducia al governo.

Nel proporre un governo di minoranza ha mostrato umiltà Pierluigi Bersani e vorrei, prima di elencare i punti non sviscerarli per fare ciò c'è tempo e non posso fidarmi di tre slogan che li declinano, dedicare alle parole di Bersani un momento in modo che si possa capire direttamente da lui l'animo con cui si accinge ad andare al capo dello Stato e in Parlamento:

Cara elettrice, caro elettore,

il risultato elettorale ha fatto emergere con chiarezza quanto forti siano le ripercussioni della crisi più grave dal dopoguerra a oggi e quanto perentoria sia la richiesta di cambiamento.

Le primarie aperte per la premiership, con oltre tre milioni di votanti, e le primarie per la scelta dei parlamentari che hanno eletto moltissimi giovani e donne sono state il tentativo di dare una risposta nel segno della partecipazione, del civismo e del rinnovamento.

Il centrosinistra non ha ottenuto alle elezioni la possibilità di formare da solo il governo del Paese, ma è maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato.

Tocca dunque a noi la responsabilità di fare una proposta che sia all’altezza delle aspettative dei cittadini.

Per questa ragione proponiamo un programma di governo basato su otto punti che qualifichino e chiariscano il senso del cambiamento che vogliamo per l'Italia. Proposte di fronte alle quali ciascuno si assumerà la responsabilità di dire un sì o un no davanti al paese.

Sono progetti sui quali è bene che vi sia un pubblico dibattito, alla luce del sole ed è utile il contributo e la partecipazione di tutti. Allegato a questa lettera vi è la descrizione del primo provvedimento. Altri ne seguiranno. Vi chiedo di leggere le proposte, discuterle, commentarle, diffonderle, sostenerle e se lo ritenete opportuno contribuire a migliorarle con i vostri suggerimenti.

Vi chiedo di essere parte attiva del dibattito su queste proposte per un governo del cambiamento all'altezza della crisi sociale e politica che l'Italia sta attraversando. ll primo tema riguarda l’onestà, pubblica e privata. E’ il primo passo da fare: la ricostruzione dell’Italia onesta che tutti desideriamo, con norme più dure contro ogni forma di corruzione, il falso in bilancio e l’autoriciclaggio.

Ecco qui un Bersani che parla ai suoi elettori e spiega la situazione un senso di realismo e di responsabilità che si deve apprezzare. Un Bersani che alla luce del sole vuole trovare i sostegni ad un governo di minoranza aperto a tutti sui temi che lui ha presentato.

Ecco i punti che lui intende realizzare:

  1. fuori dalla gabbia dell'austerità;
  2. misure urgenti sul fronte sociale del lavoro;
  3. riforma della politica e della vita pubblica;
  4. voltare pagina sulla giustizia e l’equità;
  5. legge sui conflitti di interesse, sull’incandidabilità l’ineleggibilità e sui doppi incarichi;
  6. economia verde e sviluppo sostenibile;
  7. diritti;
  8. istruzione e ricerca;

domenica 23 dicembre 2012

I quattro moschettieri anti PD

Nella Francia dei moschettieri essi erano quattro come quattro e quattro sono quelli che combattono contro il PD.

Il primo moschettiere. Il primo moschettiere anti PD è all'interno del panorama della coalizione di centro sinistra: SEL e PD. Il PD risulta avere una posizione più moderata di SEL. Questo però porta ad una difficoltà a sinistra in quanto se non vogliono perdere quell'elettorato dovranno fare concessioni che però penseranno sulla sua direzione e quindi porterà a perdere l'elettorato di centro.

Il secondo moschettiere. Il secondo moschettiere è il Movimento Alba che spara sul PD e la sua coalizione dicendo che tale proposta non è di sinistra e su questo piano la sinistra non può spostarsi altrimenti perde credibilità e identità sul suo elettorato. Questo toglie elettorato a sinistra.

Il terzo moschettiere. E' Monti che metterà sul piatto la sua Agenda Monti però un moschettiere ancora più temibile. Il PD ha sostenuto Mario Monti e ora lui va avanti e propone la sua Agenda Monti ed è pronto di esser il leader di una coalizione o una lista che la sostenga.

La candidatura di Monti non può esser facilmente arginata in quanto se si sconfessa l'Agenda Monti si sconfessa il sostegno e l'investimento che nel 2011 e 2012 si è fatto sostenendo il governo di Monti stesso. Sostenere l'Agenda Monti non è possibile o si può ma senza sostenere Monti perchè altrimenti si sconfessa il patrimonio del PD che sono state le primarie e i dibattiti sul programma fatti internamente. Certo sostenere Monti inoltre farebbe perdere il sostegno di SEL e a quel punto questo la sinistra da Vendola in poi è persa.

Il quarto moschettiere. Il quarto moschettiere è il PD stesso che pure esso rema contro se stesso.

Le primarie per decidere il candidato premier è stato un bagno straordinario di democraticità e di dibattito sui temi della gente, ma le primarie per la scelta delle primarie dei parlamentari ha fatto però ricredere a mio avviso l'elettorato. Come si fa sostenere le primarie e poi dare deroghe? Questo porta a distruggere il patrimonio che le primarie per il leader avevano rappresentato.

Conclusioni. Il PD sembra assediato e spero di vedere nel programma qualcosa che sorprenda. Certo le deroghe bruciano e fanno gridare vendetta.

Monti poi non solo toglie voti al centro al PD ma sopratutto ruba la scena al leader. Prima della discesa di Monti si parlava di scontro Bersani-Berlusconi. La discesa di Monti però non trasformato la corsa alla vittoria alle elezioni 2013 in una lotta Bersani-Berlusconi-Monti, ma a tolto dalla corsa Bersani. Si sente parlare di Berlusconi e Monti e il segretario è stato relegato a comprimario per non dire comparsa. Riuscirà Bersani ad uscire da questo assiedo dei suoi quattro moschettieri? Come farà?

lunedì 17 dicembre 2012

Intervista a Gianmario Mariniello

Oggi andiamo in casa Fli con l'intervista al Coordinatore nazionale di Generazione Futuro Gian Mario Marinello che ringrazio per la disponibilità a rispondere alle domande non sottraendosi a nessuna domanda.

BIOGRAFIA

Si tiene a sostenere Monti ma è quindi probabile un’alleanza col PDL? Il PdL di fatto già non esiste più. Se Monti scenderà in campo, il PdL si spaccherà definitivamente e ci sarà solo l'ufficializzazione di una fine già scritta da tempo.

Il PD vuole allearsi dopo le elezioni col Terzo Polo di cui fate parte sarà un ammucchiata nel nome di Monti? Il progetto di un Ppe italiano a guida Monti è ontologicamente alternativo alla sinistra. Se ci sarà, giocherà per vincere e quindi per prendere un voto in più della sinistra. Potremo avere un bipolarismo maturo come in Europa.

Monti con endorsment del PPE europeo non è che alla fine il cittadino italiano conti nulla? Il cittadino italiano decide con il voto. C'è l'impressione che il Ppe abbia commissariato il centrodestra, ma solo perché a differenza del Pd non abbiamo scelto democraticamente e per tempo forme e guida della coalizione. Insomma, Bruxelles ha colmato un vuoto lasciato da Roma.

un continuare a dimostrare approcci che fanno dire sono tutti uguali non favorirà Lega Nord, IDV, Grillo? Con Monti in campo avremo una persona autorevole come poche. Difficile dire che Monti sia uguale a Bersani o a Berlusconi. È molto più autorevole.

quale Europa si vuole? Vogliamo gli Stati Uniti d'Europa, un'Europa politica con il Presidente della Commissione UE eletto dal popolo europeo. Europa Nazione è antica battaglia della destra italiana. Ed è una necessità, date le sfide della globalizzazione.

Quale programma per le elezioni 2013? Programma sarà semplice: più concorrenza, più liberalizzazioni, taglio della spesa pubblica improduttiva, degli sprechi e dei costi della politica. E un ruolo 'pesante' dell'Italia in Europa. Grazie a Monti. Una grande differenza rispetto agli anni di Prodi e Berlusconi.

lunedì 3 dicembre 2012

Primarie un bella pagina politica

Si sono concluse e il clima caldo di alcuni giorni fa si è stemperato facendo vedere una faccia edificante di una politica che spesso non lo è. Anche il comportamento tenuto dai candidati è stato esemplare.

Pierluigi Bersani ha dato fiducia alla sua gente con quest'affermazione: "Dobbiamo avere fiducia nella nostra gente". Perfino Matteo Renzi ha detto:" Hai vinto, congratulazioni" e ammette: "Lui ha vinto, io ho perso e nessuna regola avrebbe potuto cambiare il risultato". " Sconfitta netta, saremo leali". Un tale comportamento non si è mai visto in un elezione politica e il segnale dato dalle primarie ha dato una lezione anche per le prossime elezioni su come si possa perdere con dignità.

Il segretario ha vinto col 60,8% contro il 39,1 dello sifdante Matteo Renzi e ha vinto un rapporto più stretto con la sinistra di Vendola nei confronti di una posizione più centrale. E' pur vero che i voti dei vendoliani non sarebbero bastati e probabilmente a strappato i voti anche di qualche renziano.

Motivazioni per la vittoria. Il fatto di non aver potuto aprire a nuovo elettorato ha pesato su Renzi ma nemmeno ciò sarebbe bastato per togliere il divario col segretario e come ho già detto ha pescato anche nel campo renziano.

Vendola può aver ceduto il voti a Bersani ma anche gli altri candidati possono aver lavorato per lui perchè ha dimostrato di rispettare ciò che dice e non voler regole a personam e ciò qualcosa nella sinistra pesa.

Poi la gente ha ricordato che lui lenzuolate di liberalizzazioni ne ha fatto e qualcosa ha fatto per cambiare il paese non è riuscito compiutamente nelle sue intenzioni per mancanza di forza.

Poi gli attacchi a renzi di non parlare di sinistra può averlo fatto associare alla destra forse anche per un comportamento forse un po' sbruffone che lo facevano associare al miglior Berlusconi.

Scenari. Ora inizia la vita dura per Bersani di dimostrare quello che diceva che è riformatore come o forse più di Renzi. Ora Bersani non ha alibi perfino Prodi dice:"Il segretario ora è fortissimo". La forza ora c'è ora si vorrà vedere se riesce a fare sintesi senza inchinarsi a nessuno ne renziani ne vendoliani. E' l'ultima chance per Bersani per dimostrare il suo valore. Un buon segnale è già arrivato non ricandida. Altri in quel partito devo fare questo passo. Ora il segretario ha la forza per portare a analighi passi altre persone.

Le idee di Renzi hanno perso come quelle di Vendola e gli altri candidati, ma se vogliamo sono quelle che dopo quelle del segretario hanno trovato più sostegno. Questo non lo si può nascondere.

La cosa peggiore che può capitare è uno scontro Bersani-Berlusconi che porti indietro le lancette al passato. Credo che stavolta Bersani forte della legittimazione ottenuta non voglia tornare a parlare di temi che non appassionano la gente.

Ha vinto il centrosinistra. Il centrosinistra ha vinto la sua battaglia e ha portato quasi 3 milioni di persone facendo della vittoria del centrosinistra una festa della democrazia.

Su questo il PDL che è il partito più grande nel panorama italiano assieme al PD deve fare tesoro. Gli elettorati sono diversi è vero, ma entrambi sono stanchi di vedersi tagliati fuori dalle decisioni. Il centrosinistra ha rivitalizzato l'elettoralo ora tocca al PDL fare la stessa cosa.

sabato 1 dicembre 2012

I liberali con Renzi per un doppio turno aperto

"L'atteggiamento dei vertici del PD in occasione del secondo turno di queste primarie colpisce molto" - affermano in una nota i Liberali italiani. "Colpiscono tutte queste resistenze ad allargare la platea degli elettori come sta cercando di fare Renzi. Forse andrebbe ricordato ai piani alti del PD - che queste primarie sono primarie di tutti e che si sta votando per il candidato Premier che dovrà avere la più ampia maggioranza possibile per governare. Il centro sinistra che vuole Renzi è un centro sinistra ampio, rappresentativo, aperto ai cittadini. E tra cittadini non esistono infiltrati. Proprio per questo i liberali sostengono Renzi al secondo turno e la sua battaglia contro le regole chiuse della nomenklatura PD."