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venerdì 15 gennaio 2021

Quattro chiacchiere con Claudio Cia in merito a tre temi di attualità

L'assessore regionale dimissionario, dopo le polemiche fatte dalla SVP sul suo passaggio a Fratelli di Italia, ha concesso oggi un intervista su alcuni temi locali uno in particolare è stato motivo delle polemiche che hanno portato alle sue dimissioni.
La posizione di Fratelli di Italia sull'Autonomia del Trentino Alto Adige. La posizione sulle autonomie di Fratelli d'Italia è una posizione non pregiudiziale e che vede nel modello di autonomia espressa dal Trentino Alto Adige un modello. Si ritiene che le autonomie sono un valore, ma che vada evitata la contrapposizione stato, regioni, autonomie locali che è oramai una modo di agire del passato.
Claudio Cia ha rivendicato  l'aver mantenuto la biblioteca regionale sull'autonomia e di aver lavorato a ripristinare l'Ufficio Stampa della Regione Trentino Alto Adige che erano stati ridimensionati o portati alla chiusura. Chiudere l'ufficio stampa di un ente è  svalutare il ruolo dell'ente e non è quella la direzione politica che si vuole portare avanti.
La chiusura del Trentino cartaceo. In merito al Trentino cartaceo Claudio Cia personalmente non sente la mancanza della linea editoriale che ha trovato a volte di parte. E comunque preoccupato per il fronte occupazione che comunque si augura possa risolvere perchè il lavoro è la questione fondamentale per dare dignità alle persone.
Turismo e impianti. Sulla chiusura degli impianti non si ritiene che siano questi la fonte del contagio, visto che comunque per sciare ci si veste con sciarpe occhiali e pesante. Potrebbe esserci contagi nel contorno di queste attività, ma ci sono poteva lavorare meglio.
Chiudere gli spostamenti e le attività come si sta facendo ora non è la soluzione e porta un danno alto anche per le casse della Provincia di Trento che a visto nell'attuale bilancio di previsione un calo di 500 milioni di euro nelle entrate e che si aggraverà se la situazione continuerà. Molte delle entrate sono legate all'attività economia che c'è in Trentino.

mercoledì 17 giugno 2020

Intervista al consigliere provinciale di Trento Claudio Cia sul premio agli operatori sanitari per l'emergenza Covid-19

Claudio Cia
L'emergenza Covid-19  sembra essere, almeno di nuove ondate, alle spalle. Ciò ovviamente tenendo conto però che il virus è ancora da noi e dai nostri comportamenti e che potrebbe tornare in autunno con una nuova ondata.
Ora però è il momento di guardare anche al futuro e tenere fede alle promesse che la Provincia di Trento ha fatto agli operatori sanitari che hanno operato nell'emergenza covid-19 ai quali è stato promesso un premio. 
Di questo premio oggi voglio offrirvi l'intervista a Claudio Cia, consigliere provinciale della Provincia di Trento del consigliare di Agire nel Trentino, il quale nella newsletter proponeva un premio dato in buoni acquisto. Con lui vogliamo affrontare il perchè di tale scelta, ma non solo ciò. Con lui affronteremmo anche la questione che vede i sindacati chiedere che il premia venga dato a tutti i sanitari e non solo chi ha lavorato con pazienti Covid-19 o in area dedicate a tali pazienti.
 Lei propone di dare un buono per gli operatori sanitari come premio per l'attività durante dell'emergenza covid-19,  non è che il  buono svalorizzi il premio non potendo esser usato come si vuole? 
Nel caso si optasse per l’erogazione in busta paga, l’aumentare dell’importo della stessa porterebbe ad una parziale vanificazione del benefit che subirebbe una decurtazione dovuta alla tassazione: questa sarebbe una svalorizzazione. Il buono potrebbe essere utilizzato per il godimento di servizi e prestazioni (buoni per la spesa o per il carburante, fitness e relax, hobbistica, spese mediche, pacchetti vacanze, ecc...) lasciando in tasca alla persona l'equivalente in denaro, questo si da spendere come vuole.
La teoria economica mostra che l'utilizzo del contributo in somma anche se minore ha un'utilità maggiore della fornitura di servizi, etc diversi dal denaro; come mai voler andare verso la strada del buono? 
La proposta di andare verso un “buono” deriva dalla volontà di evitare la parziale decurtazione del premio qualora si optasse per l’erogazione in busta paga. Per questo motivo ho indicato alcune possibili soluzioni: da un lato si potrebbe convertire l'importo del riconoscimento in un carnet di buoni da utilizzare per il godimento di servizi e prestazioni effettuati da aziende con sede nella Provincia Autonoma di Trento. Questa soluzione porterebbe con sé il beneficio di far ripartire la nostra economia, garantendo che i soldi del premio vengano spesi sul territorio provinciale. Un'altra possibile risposta al problema potrebbe essere quella seguita da molte imprese nell’erogazione dell’importo del c.d. “welfare aziendale”.
La trattativa è ardua visto che i sindacati vorrebbero che tutti gli operatori sanitari ricevessero un premio, non sarebbe meglio darlo solo a chi ha veramente operato all'interno dei reparti covid e non a tutti? In tal modo il premio potrebbe esser più pesante?
L’art. 36 del disegno di legge n. 55/XVI specifica che il trattamento economico temporaneo è riconosciuto al personale operante presso l'APSS e APSP, impegnato direttamente nell'emergenza epidemiologica da COVID-19. La misura del trattamento economico e le relative modalità di attribuzione, anche differenziate in ragione del diverso grado di esposizione al rischio e all'effettivo disagio lavorativo, saranno stabilite con deliberazione della Giunta provinciale, sentite le organizzazioni sindacali. Così anche il periodo di corresponsione, la tipologia di personale e di altri soggetti cui attribuire il riconoscimento.
Visto che nella sua newsletter si è inserito nel tema premio agli operatori sanitari vorrei porle un'ultima domanda. I sindacati, su questo giustamente, dicono che il premio deve venire dalle risorse nuove. Lei vede in vista nuovi finanziamenti oppure come sembra si useranno le risorse del rinnovo contrattuale? E come fare col rinnovo contrattuale?
Il rinnovo contrattuale è un tema a parte, del quale si dibatte da anni, e che la Giunta provinciale dovrà affrontare con specifiche risorse, per riconoscere il grande lavoro dei professionisti della sanità trentina, la cui professionalità, dedizione e competenza rappresentano la base e il punto di forza del sistema sanitario provinciale. Il mio auspicio, da cittadino e da infermiere, è che nel documento si tenga conto delle necessità e della professionalità degli infermieri trentini, cercando di creare delle condizioni favorevoli che permettano di lavorare in sicurezza e in tranquillità.

domenica 29 marzo 2015

Occupazioni, degrado sicurezza: comunali 2015 le idee di Claudio Cia

Le elezioni comunali 2015 si stanno avvicinando e il 10 maggio si voterà in quasi tutti i comuni del Trentino, in qualche caso le situazioni sono definite in altri no. Qui si vuole affrontare alcuni temi importanti per il comune capoluogo, Trento. Si è provato ad affrontare il tema con i candidati principali il sindaco Alessandro Andreatta del PD, candidato per il centrosinistra, e con il candidato CIA della Civica Trentina per il centrodestra.

Non è pervenuta ancora nessuna risposta da Alessandro Andreatta che verrà comunque riportata appena perverrà. Si riporta qui le risposte date da Claudio Cia che invece ha dato risposta alle domande poste e che ringrazio.

Le occupazioni degli anarchici, non ultima quella all'ex asilo di via Manzoni, hanno messo in luce che gli stessi sono sopra la legge. In passato e ancora oggi sembra che ci sia un certo permissivismo, come si pensa di rispondere all'occupazione? Come risolvere una volta per tutte il problema? Il problema delle occupazioni abusive da parte degli anarchici è figlio di quel buonismo ipocrita di gran parte della sinistra, che cerca di accreditare un proprio ruolo paternalistico in base al quale è opportuno lasciare che questi giovanotti (che, in fondo, sono “bravi ragazzi” per chi ci governa) abbiano spazi nei quali organizzare incontri, manifestazioni e varie attività. Il problema si affronta eliminando questo permissivismo, sgomberando e, successivamente, rendendo inaccessibili questi edifici e promuovendone la riqualificazione come spazi a servizio di tutta la cittadinanza.

In passato c'è stata la protesta delle persone della Portela per il degrado e l'insicurezza regnante, come invertire la situazione? Le aree maggiormente segnate dal degrado e dall’insicurezza devono essere presidiate 24h su 24 dalle forze della polizia municipale, integrate eventualmente dalle altre forze dell’ordine. Non ci possono essere aree che in determinati orari sono zone franche, la sicurezza è ormai diventata una priorità che richiede anche una riorganizzazione della polizia municipale e delle sue priorità: meno agenti in ufficio a sbrigare pratiche burocratiche, più agenti sul territorio, a tutela della sicurezza dei cittadini e del decoro della città.

Come eliminare il degrado che spesso in alcune zone della città è particolarmente evidente? Il degrado di alcune zone è il frutto di una carenza di senso civico da parte dei cittadini, aggravato in alcuni casi da assetti urbanistici che favoriscono le attività di microcriminalità. Noi riteniamo che il degrado e l’insicurezza si affrontino, da un lato, con una maggior presenza delle forze dell’ordine, dall’altro, dal principio della “tolleranza zero” nei confronti di chi infrange la legge ponendo in essere azioni criminali di qualsiasi genere. L’espressione “tolleranza zero” sta a indicare un modo di affrontare le varie fattispecie di criminalità urbana, il quale prevede che chi viene fermato per aver compiuto qualunque atto criminale sia rapidamente sottoposto a processo e sconti per intero la pena che gli viene comminata. Parlando di “tolleranza zero”, il riferimento va all’energica azione condotta contro la criminalità urbana dall’ex Sindaco di New Yok Rudolph Giuliani, il quale stabilì che chiunque commettesse reati contro la sicurezza e la pacifica convivenza dei cittadini venisse rapidamente processato e punito e scontasse la propria pena senza dilazioni. New York, nel giro di alcuni anni, si trasformò da città ad altissima densità criminale a città tra le più sicure degli U.S.A.. Fatte le debite proporzioni, sono convinto che tale approccio – definito, appunto, “tolleranza zero” - debba ispirare la nostra politica sulla sicurezza.

Inoltre è da poco stato approvato dal Comune di Trento il “Regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni” che avevo portato all'attenzione del​ ​Consiglio​ ​nel 2014. Questo regolamento permette​ ​ai cittadini di​ ​attivare patti di collaborazione con il Comune e​ ​gli stessi contenuti vengono​ ​definiti assieme. Questi patti serviranno a curare e rigenerare gli spazi pubblici, da un giardino a una piazza o altri spazi che i cittadini vorranno proporre, a curare o a rigenerare gli edifici e quindi a poterli usare, a dare spazio alla creatività e alle proposte di utilizzo temporaneo degli spazi pubblici dismessi per renderli disponibili per attività artistiche o di intrattenimento giovanile, ecc… Quindi il Comune non sarà solo ad occuparsi dei beni comuni, ma queste regole nuove permetteranno anche l'intervento diretto dei cittadini.

Come risolvere il problema delle aree dismesse (tipo Sloi) e che vengono usate da persone spesso clandestine o magari pure peggio? Come recuperare tale zone e sopratutto con quale tempistica? Le aree dismesse sono, evidentemente, aree difficili da controllare, nel momento in cui sono abbandonate in attesa della definizione e dell’attuazione degli interventi che le devono riqualificare. Quello delle aree dismesse è un problema importante per Trento e, giustamente, è oggetto di una specifica attenzione nel nostro programma. Oggi possiamo pensare, sul piano dell’immediatezza, di rendere più frequenti i sopralluoghi della polizia municipale e delle altre forze dell’ordine. Ciò che farà, però, la differenza è la capacità di Comune di Trento e Provincia di condividere, nel rispetto delle rispettive competenze, soluzioni che portino ad una riqualificazione delle aree dismesse e alla loro integrazione nel tessuto urbano. A quel punto, sarà inevitabile anche l’allontanamento di coloro che hanno fatto di queste aree il loro accampamento. Come giustamente evidenziato nella domanda, un aspetto rilevante riguarda la tempistica. A questo proposito, di idee su cosa fare in tali porzioni di territorio cittadino ce ne sono molte. Noi intendiamo attivare un processo partecipato, che dia modo ai cittadini e alle varie espressioni dell’associazionismo presente nelle nostre comunità, di avanzare proposte, di essere parte di questa importante azione di progettazione. Nel nostro programma abbiamo anche ipotizzato alcune soluzioni (ad es. la realizzazione di un camping, con un adeguato numero di piazzole per i camper, nell’Area ex Italcementi; la riqualificazione dell’Hotel Panorama di Sardagna attraverso la realizzazione di un ristorante con bar e discoteca), ma con la convinzione che tali idee debbano essere un punto di partenza per un confronto aperto con tutti i cittadini che vorranno alimentarlo. Indubbiamente, e naturalmente, è oggi prevalente l’idea che tali aree debbano essere destinate a servizi: si va dall’istruzione e formazione a interventi nell’ambito delle politiche sociali, dall’idea di realizzare strutture ad alta valenza turistica a quella di privilegiare svago, divertimento e attività sportive dei residenti. Ma il nostro impegno permane: le decisioni saranno partecipate. Ciò comporterà tempi un po’ più lunghi, ma decisioni maggiormente ponderate e valutate. E in ogni caso, intendiamo già nella primissima fase del nostro mandato avviare quegli iter che consentano di arrivare in tempi ragionevoli a veder realizzate le diverse riqualificazioni.