Il 2019 ha visto Ginecologia del Ospedale Santa Maria del prato mantenere un'offerta qualitativamente elevata con interventi nella maggior parte dei casi svolgersi con tecniche mininvasive. Quasi l’85% degli interventi addominali sono stati eseguiti con tecnica laparoscopica, modalità mininvasiva che si avvale dell’uso di una telecamera e consente di eseguire interventi anche complessi, come quelli per patologia tumorale, senza necessità di apertura dell’addome. In questo modo vengono ridotti i tempi di ricovero, mediamente 2 giorni, il dolore post operatorio è meglio controllabile ed il ritorno della paziente alla sua vita quotidiana è più rapido.
«Sempre nell’ottica di ridurre l’invasività chirurgica da dicembre di quest’anno siamo in grado di migliorare il trattamento dei tumori del corpo e del collo dell’utero attraverso l’acquisizione di una nuova tecnica che permette la ricerca del cosiddetto “linfonodo sentinella”: questa modalità, già impiegata per la mammella, permette di visualizzare, attraverso uno specifico colorante, il primo linfonodo interessato dalle cellule tumorali nei casi in cui vi sia diffusione della malattia al di fuori dell’organo malato. In questo modo si evitano gli effetti negativi collegati all'asportazione di tutti i linfonodi, come il gonfiore degli altri inferiori. D’altra parte conoscere se il linfonodo è interessato o meno dal tumore è cruciale per stabilire se sono necessari ulteriori trattamenti chemio o radioterapia», spiega il direttore dell’UOC di Ginecologia di Feltre Laura Favretti.
In ambito ostertico si è assistito un calo delle nascite in tutta la provincia con l'Ospedale Santa Maria del Prato attestarsi intorno al 2-3%. Il numero sempre minore dei parti è un segnale preoccupate dei problemi noti di invecchiamento e spolamento.
Per quanto riguarda la qualità Laurea Favretti, conclude con soddisfazione: «Siamo comunque riusciti a mantenere una buona qualità dell’ assistenza, rispettando gli standard prevista dalla Regione, con una percentuale di tagli cesarei inferiore al 15% e una percentuale di allattamento al seno esclusivo alla dimissione vicino al 90%. Questi dati sono considerati indicatori di qualità da parte di Agenzie di controllo delle buone pratiche sia regionali che nazionali».
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