Lo stato islamico si sta espandendo sempre più e i recenti attacchi al museo del Bardo di Tunisi sembrano chiamare ad un intervento i paesi occidentali e in prima linea l'Italia. Tale linea emerge anche nell'editoriale del 22 marzo 2014 del direttore dell'Adige Pierangelo giovanetti Giovanetti.Tutti sembrano chiedersi che fare per arginare il fenomeno dello stato islamico, dell'ISIS e frenare la presa che lo sstesso ha anche in alcuni settori più poveri e meno integrati delle nostre società occidentale e può esser questo anche corretto, ma nessuno si chiede da dove tali gruppi provengono e del perchè della loro popolarità.
Qualcuno non ricordo chi però ha messo in luce che dobbiamo prima di qualsiasi intervento il mondo occidentale, in particolare l'America, dovrebbe chiedere scusa degli errori commessi in passato che hanno favorito se non addirittura portato a questa situazione.
Il libro che qui ha lato si presenta sebbene si sia fermato a prima della caduta delle Torri Gemelle del 11 settembre 2001 porta ad avere un idea migliore sul pianeta islamico sugli errori che sono stati compiuti. I due che mi sento qui di proporre è l'uso dei gruppi jahidisti per la lotta all'espansione sovietica degli anni con l'utilizzo non certo consono delle fatwe anche con l'aiuto del benestare e dei finanziamenti sauditi. Il secondo è la guerra in IRAQ con l'uso degli americani delle basi in Arabia Saudita negli anni'90 che ha portato ad un alienazione di parte del consenso verso i sauditi.
I fatto poi di poter capire meglio il mondo islamico e riportando anche esempi virtuosi come il caso della Turchia che ha saputo esser esempio di democrazia nel mondo islamico.
Sicuramente la minaccia sempre più vicina di un stato islamico sempre più vicino può portare molti ha chiedere un intervento militare però non può esser questa la soluzione. Noi dobbiamo togliere prima di tutto consenso all'ISIS e allo stato islamico facendo migliorare la condizione delle persone dimostrando che un futuro diverso è possibile e ciò possibile aiutando gli stati coinvolti migliori condizioni di vita. Vanno poi fatti ragionamenti al nostro interno chiedendosi se la nostra politica dell'immigrazione è stata all'altezza e forse la risposta a cui si perviene è no. Noi dobbiamo limitare il flusso delle persone che arrivano da noi in modo che chi arriva da noi abbia reali chance di integrarsi per non finire come nelle periferie parigine ove si sono avuti scontri forti e dove emerge una integrazione non avvenuta. Solo così si può togliere consenso allo stato islamico e all'ISIS e dimostrare coi fatti che abbiamo imparato dai nostri errori riacquistando anche credibilità nei nostri interventi, i quali altrimenti potrebbero peggiorare ancora la situazione.
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