Si è aperto uno spazio di informazione dibattito promosso dall'Ecomuseo del Vanoi presso la sua sede a Canal San Bovo. Il presidente dell'Ecomuseo, Daniele Gubert, ha dato il via giovedì 20 giugno alle 20.30 davanti a 20-30 persone alla serata.
Lo stesso ha introdotto un concetto che spesso non da molta importanza: il paesaggio non è solo l'eccellenza, ma anche il degrado di una zona. E' innegabile che anche nelle nostre zone ci sono spazi da cartolina accanto a zone abbandonate anche vicino ai centri abitati.Per il recupero delle zone abbandonate molto si sta facendo anche se la riappropriazione dei fondi viene fatto con strumenti diversi nella comunità. A poi messo in luce il programma che si sarebbe seguito partendo dalle istituzione che incidono sul territorio: Comunità di Valle e Parco. E' stato poi portato il caso del comune Sagron Mis che ha fatto un lavoro particolare.
Cristiano Trotter. Lo stesso ha messo in luce come il tema paesaggio sia un tema di moda e se ne parla molto anche sulla stampa. La centralità dello stesso viene riconosciuta anche dalla Comunità di Valle che l'ha utilizzato nella redazione di un documento di sintesi e preliminare da sottoporre ai Comuni per arrivare a scelte nei territorio per il piano di comunità e il PUP. Tale approccio ha cambiato il modo di porsi alle popolazioni ed infatti a ciò si è arrivato attraverso un tavolo di concertazioni. Entro autunno si vorrebbe chiudere il procedimento.
Molto è cambiato dal 1992 ad oggi e oggi si parla di analisi di territorio sua area vasta e si esce dalla logica solo edilizia e urbanistica o solo estetico. In tal senso la definizione di paesaggio più corretta di paesaggio in chiave programmazione è per lo stesso:"il paesaggio non è materia singola ma permea la pianificazione." In tal senso quindi non è un fattore come gli altri il paesaggio ma un fattore centrale.
Giorgio Tecilla. Lo stesso riparte dalla visione europea data dalla convenzione dedicata e lo torna alla pervasività del paesaggio sulla pianificazione. La definizione che ne da tale relatore di paesaggio è: "parte del territorio come percepita dalla popolazioni e frutto di azioni, fattori umani e naturali e loro interrelazioni." Altro termine forte per sintetizzare teatro della vita, in quanto è dove noi viviamo e da noi viene influenzato. Le popolazioni anche col passaggio alle Comunità di Valle sono fondamentali perchè la pianificazione è un progetto collettivo nella visione che usa il paesaggio.
Il paesaggio è pure prodotto basta pensare al turismo e in tal senso ci sono due tipi di istanze che incidono anche sul prodotto: conservazione e trasformazione.
Il piano di Comunità definisce sotto profilo urbanistico e paesaggistico le strategie di gestione.
Il turismo va verso più la sostenibilità e chiede paesaggi integri e centri storici ben conservati. In tal senso vanno fatti dei ragionamenti anche visto che l'agricoltura è stata quella che in passato ha garantito un certo paesaggio e in tal senso ne va ripensato il ruolo.
Pure l'edilizia ne ha cambiato la fisionomia e sul punto va fatta una profonda riflessione. Una riflessione importante che vada verso la qualità dell'abitare anche moderno ma che cerchi di recuperare l'esistente. C'è un consumo di territorio ora che arriva in media a 300-350 mq a persona, ma che in qualche zona del trentino arriva se tutto l'edificabile previsto a 800-900 mq a persona. Tenendo conto che nell'ottocento era 50 mq è un esplosione.
Va inoltre messo in luce che va evitata confusione e che il paesaggio possa essere riconosciuto con limiti ai centri abitati, bosco, prato in un armonioso sviluppo.
Vittorio Ducoli. E' stato il momento del direttore del Parco che e ha messo in luce l'approccio del paesaggio come strumento per l'adozione della del Piano del Parco. Lo stesso è andato a vedere il paesaggio come "costruito comunità per uso funzionale delle risorse." Ne nasce una visione storica e che si evolve. Il paesaggio è entrato nel Piano Parco per poter avere una visione più ampia di ciò che insiste sul territorio prevedendo aree peaesaggio come sovrastruttura a ciò su cui si basa il piano la divisione in zone di riserva. Per quanto riguarda l'edificato è limitato se non per il tradizionale produttivo (maso) e il centri abitati di Val Canali, Paneveggio, Passo Rolle. Quest'ultima località merita molta attenzione in quanto verrà interessata da riqualificazione.
Cinzia Renon. L'assessore di Sagron Mis ha portato all'attenzione il progetto di costruzione delle case sugli alberi come architettura nuova che valorizza la località. Una sperimentazione che è possibile dopo la legge provinciale apposita. Non solo questo perchè in tale zona è stato fatto un atlante che riprende uno studio sulla zona sul suo passato e su cosa c'è in zona, ove comunque il problema è lo spopolamento. Uno studio che ha coinvolto alcuni studiosi e la partecipazione della popolazione.
Alberto Cosner. E' uno studioso che ha partecipato a tale studio che voleva sperimentare delle evidenze scientifiche e ha trovato Sagron Mis la disponibilità. Esso è stato alle interno del progetto strade Memoria trentino e ha portato a fare un opera attraverso botanico, fotografo, antropologo, storico uno studio sulla zona. Il materiale è stato poi raccolto in atlante: Un luogo in cui resistere (XVI- XXI). Ne sono nati dei manuali di buone pratiche.
Nicola Chiavarelli. E' stata la volta di Nicola Chiavarelli che ha messo in luce come su 70 tecnici pochi siano in sala, parlando di assenza del popolo tecnico. Ha messo in luce il suo modo di lavorare e del fatto che lui in tempi non sospetti usava le biotecnologie. Sarebbe per lo stesso perdere il recupero centri storici e ha messo in luce come nel nostro territorio sia possibile applicare anche l'architettura moderna con successo.
Non è entrato nel merito di Malga Fosse ma ha detto che sarebbe stato giusto coinvolgere maggiormente gli attori.
Il materiale finto è stato un tema dalla stesso messo in luce che non dovrebbe esser permesso per mantenere l'autenticità, ma forse è una guerra persa.
Per quanto riguarda la Torre T3 a cui lui ha lavorato è un inserimento forte e anomalo che vuole essere qualcosa che spicca con le costruzioni intorno.
Il dibattito a visto il pubblico intervenire. Mauro Cecco è intervenuto mettendo come tante belle parole e che sebbene la pianificazione ha almeno 45 anni e di come in pratica poco arrivi a compimento con i problemi sempre gli stessi.
Daniele Gubert ha risposto che ha detto che l'Ecomuseo si prodiga per risvegliare una coscienza sul tema e sulle buone pratiche e sul fatto che serve uno sfoltimento burocratico.
Io ho voluto tornare sul tema della pratica del prodotto finto e sulle costruzioni da forme avulse come Malga Fosse.
Nicola Chiavarelli ha messo in luce in risposta che il prodotto finto mina l'autenticità e che si deve tornare a non snaturare il paeasaggio. Torna sul fatto che è conscio che materiali nuovi nascono e che a volte sono meno costosi con un effetto estetico uguale o quasi.
Non entra, invece in merito a Malga Fosse, sul progetto e sulla scelta dello stesso , ma che ha invitato la provincia a spiegare i criteri.
Daniele Gubert ha parlato di un documento con Slow/Food per rivedere il bando non tanto solo il progetti per portare ad una vera discussione sullo stesso con la popolazione locale.
Si è inoltre il privato con i tempi di concessione non riuscirebbe a ammortizzare i costi del progetto che è in project financing.
Corona Antonia. Tanti studi vengono fatti ma verifiche ex post poche e spesso lo sviluppo va sempre in negativo. Quali cause?
Ne ha anche col Piano del Parco che mette molti vincoli che limitano troppo la proprietà che dovrebbe esser sacra.
Vittorio Ducoli ha risposto alla stessa che i casi di reale vincolo pesante sono pochi e dovuto a conservare una memoria per il valore dell'edificio e la sua ottima conservazione senza alterazioni. La proprietà viene ricordato che non è valore assoluto anche la Costituzione lo riconosce e che a volte esistono interessi pubblici preminenti.
Antonia ritorna in replica sul fatto che ne in passato ne ora il senso estetico non sia mai mancato alla popolazione del luogo e anche oggi la gente si mette dei limiti.
Mariuccia Cemin interviene che i bisogni delle persone cambiano e si deve permettere senza alterare permettere scatafasci di aggiornarsi alle nuove esigenze.
Alberto Cosner ha messo in luce che non si possono volere tutte le esigenze attuali in un edificio che aveva un suo ruolo. Si fa un affermazione forte se non ci fossero cristiani le chiese possono essere abbattute?
Stefani Adriana di Slow/Food interviene presa in ballo da Alberto nell'intervento precedente sul fatto che il documento redatto assieme Ecomuseo vuole andare direttamente bando richiamando la funzione dei luoghi e non sulla scelta del progetto.
Vittorio Zucoli è stimolato dalle affermazioni di Alberto e ne mette in luce un problema, in quanto se non si guarda alla funzionalità ci saranno contraddizioni insanabili come successo nella Pianura Padana veneta. Su Malga Fosse si dice che il problema è la funzione che è avulsa al territorio e che serve coinvolgere comunità per decidere funzione non è solo problema di forma.
Conclusioni. Una serata interessante che un pregio l'ha avuto mettere in risalto come il paesaggio è un tema complesso e che spesso si hanno visioni diverse. Da ciò si nota come spesso in pratica tradurre la teoria sia molto complesso sopratutto se non si coinvolge la popolazione e si ascoltano le sue istanze.
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