In queste ultime settimane si fa un gran parlare sul tema che riguarda le cosiddette “preferenze rosa”.
Poiché il sottoscritto è stato più volte citato su tale aspetto, sono costretto, mio malgrado, a rendere noto a tutti i trentini ed in particolare alle donne trentine come stanno effettivamente le cose.
Lo posso fare, modestamente, con scienza e coscienza, in quanto appartengo come membro effettivo alla Prima commissione permanente del consiglio provinciale che tratta fra il resto di riforme istituzionali, ma soprattutto in qualità di capogruppo, facente parte della Conferenza dei capigruppo che, come è noto a tutti, è l’organismo che decide la programmazione e gli ordini del giorno delle varie tornate consiliari.
Sulla legge provinciale n. 3/2003 che è la nostra attuale legge elettorale provinciale, durante questa legislatura, sono state presentate diverse proposte di modifica, pervenute da diversi gruppi consiliari, su vari aspetti.
L’aspetto prioritario su cui le minoranze fin da subito si sono battute, è stato quello di abolire la cosiddetta “porta girevole” e finalmente, dopo tanti mesi, anche la maggioranza è stata costretta ad ammettere questa anomalia istituzionale, per cui negli scorsi mesi il consiglio provinciale ha approvato tale modifica. Questa è stata resa possibile dal patto di galantuomini concordato all'interno della Conferenza dei capigruppo, in cui è stato deciso che il passaggio in aula del testo blindato sul quale nessun gruppo avrebbe presentato emendamenti e ciò per evitare, di fatto, un possibile blocco dell’effettiva abolizione della porta girevole.
Per quanto riguarda lo specifico e cioè il tema in discussione in questi giorni sulla stampa della “preferenza rosa”, vorrei ricordare che il cosiddetto pressing affinché prima la commissione e poi l’aula si esprimano sotto quell'aspetto è pervenuto non più tardi di due mesi fa. E quindi il presidente della Prima commissione Anderle non ha mai messo all'ordine del giorno della commissione i disegni di legge Cogo e Bombarda (del 2010) a cui si è poi aggiunto quello della collega Penasa (maggio 2013).
Quello che deve essere chiaro alle donne trentine è che si sta giocando sulla loro pelle e che le si sta prendendo letteralmente in giro; infatti, anche se questa legge fosse approvata domani dal consiglio provinciale non potrebbe in alcun modo essere applicata in occasione delle prossime elezioni provinciali del 27 ottobre 2013 perché ogni modifica della legge elettorale deve attendere i tempi necessari richiesti dal referendum obbligatorio in materia elettorale. E quindi, di fatto, si andrebbe ad approvare una norma che non troverebbe immediata applicabilità sul territorio. Per questo e solo per questo ho manifestato intenzione di rendere pubblico a tutte le donne trentine la strumentalizzazione di tali disegni di legge e quindi sostanzialmente contesto fortemente il metodo con cui si è voluto porre in grande evidenza questo tema.
La conferenza dei capigruppo, prendendo atto della legittimità delle richieste pervenute, ha messo in calendario la discussione di tali disegni di legge entro il mese di luglio e la calendarizzazione in aula per il mese di settembre; ciò non è stato fatto per perdere tempo, ma sostanzialmente per il semplice fatto che tale legge non troverebbe comunque applicazione immediata.
Questa è la verità, tutto il resto è strumentalizzazione, polemiche inutili, ma soprattutto è una presa in giro per tante donne che magari alla politica ci credono veramente.
Quindi l’iter amministrativo di tali disegni di legge sarà questo: il 27 luglio si apriranno formalmente i ddl in commissione e saranno poi discussi nelle giornate dell’1 e 5 luglio; se licenziati dalla commissione saranno poi messi in calendario nelle ultime 4 giornate consiliari previste dalla conferenza dei capogruppo, nel mese di settembre.
Ma l’eventuale legge non sarà applicata nelle prossime elezioni provinciali.
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