Il voto del 24-25 febbraio 2013 si è tenuto un voto importante che tra astensione e voto a Grillo ha sancito la mancanza di credibilità di una politica che troppo spesso è stato miope. Troppo spesso si è guardato a guadagnare in termini politici e non ciò che serve al paese.
Perfino il Movimento 5 stelle che parlava di un limite ai stipendi dei parlamentari di 2500 euro sancisce attraverso votazione che tale cifra non è congrua al compito, sebbene erano partiti con altro piglio.
Con un primo atto il governo vuole togliere la doppia indennità dei ministri-parlamentari per tornare al banale, ma non tanto, principio del buon padre di famiglia.
La rete attraverso, non la democrazia diretta, ma la disponibilità distribuita dell'informazione su cui si perde il monopolio. In tal senso la rete va governata spiegando la realtà e non avendo paura del confronto.
Il finanziamento pubblico ai partiti. Si prende atto nel discorso del tradimento più forte che la politica ha compiuto verso i cittadini: il finanziamento pubblico dei partiti. I finanziamento pubblico ai partiti doveva esser stato tolto nel 1993 ma così non è stato e spesso è stato usato per scopi privati. Le risorse drenate da questo sistema sono state consistenti spesso più ancora della spesa compiuta. Servono controlli più stringenti sui partiti e i gruppi parlamentari andando oltre la timida legge dell'anno scorso.
Il finanziamento privato. Il finanziamento privato deve essere il must a dove si vuole arrivare, in modo che il partito possa privatamente finanziarsi. Spesso si legge da altre parti che ciò limiterebbe la democrazia bloccando la partecipazione dei cittadini non facoltosi. Questo però è valido se il partito nasce con caratteristiche autoreferenziali e non vede un elettorato attivo. Infatti se c'è trasparenza sulla provenienza dei soldi e si da attuazione nell’art. 49 Costituzione sulla democcrazia interna dei movimenti politici anche la gente è incentivata a partecipare. Un'idea buona trova sempre il finanziamento.
Ovvio il parlamentare deve cambiare pelle e sebbene rappresenti la nazione non deve poter cambiare casacca come spesso i nostri parlamentari ci hanno abituati. E' brutto dirlo, ma il partito esprime le idee di una parte e come tale andrebbe trattato. I risultati che si ottengono per la parte che si rappresenta proviene dalla mediazione con le altre forze parlamentari.
Una democrazia non matura. Leggendo il discorso di Enrico Letta alla Camera si sente che la democrazia italiana sembra non essere ancora matura. Una democrazia che ha visto più lo scontro tra persone che non sui temi abbandonando la trattazione degli stessi per i quali non si sono fatte politiche. E questo il clima che ha portato alla condizione politica attuale. Col dialogo e con periodici incontri con la maggioranza da parte del governo Enrico Letta vuole sbrogliare una situazione complicata.
Speriamo che sia la volta buona e che ancora oggi la riforma della politica sia rinviata ad un futuro sempre più incerto.
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