La Direzione Nazionale è convocata per martedì 23 aprile, alle ore 16:00, presso la Sede nazionale del PD, Via Sant'Andrea delle Fratte, 16 a Roma.
All'ordine del giorno saranno le dimissioni del Segretario, Pier Luigi Bersani e la situazione politica.
In tal modo il Partito Democratico si avvicina alle consultazioni attraverso una ricerca di identità che dopo le divisioni. Più che tante parole per far capire il clima nel partito riporto l'intervista presente sul sito del Partito democratico rilasciata a Repubblica dal neo-governatore della Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani.
Dica la verità: se l`aspettava? «No. Sapevo dí aver fatto un`ottima campagna elettorale, ma quello che è successo a Roma negli ultimi giorni sembrava aver ribaltato la situazione. Ogni riferimento ai 101 franchi tiratori del Pd contro Prodi è ovviamente voluta».
Dunque lei dava per perse queste elezioni in Friuli-Venezia Giulia? «Insomma... Ho ancora nelle orecchie quello che mi dicevamo molti miei sostenitori, gente del Pd: ma che cosa stanno facendo i nostri, sono impazziti?».
La Serracchiani ha vinto nonostante il Pd? «Non posso non sottolineare che il mio partito l`ho avuto contro. Non certo quello locale, qui si sono tutti spesi in maniera splendida. Ma quello nazionale sì, ha complicato molto questa mia avventura».
In Friuli, per sostenerla, sono arrivati Bersani e Renzi... «Sì, il segretario è venuto da candidato premier, durante la campagna elettorale per le politiche. Poi è stata la volta di Renzi, il 10 aprile. Altra storia, con lui c`è grande sintonia, anche da queste parti ha dimostrato di saper parlare oltre i confini tradizionali del Pd. Anch`io ero stata a Firenze durante la sua campagna elettorale».
Serracchiani, lei non ha vinto solo la presidenza della Regione... «Guardi, due giorni fa ho pensato che solo un miracolo avrebbe potuto salvarmi. Mettiamola così: ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutata, non certo gli altri».
Gli altri chi? «Per esempio i 101 franchi tiratori che hanno impallinato Prodi. Mi piacerebbe conoscerli uno per uno».
Ha dei sospetti? Giovani e inesperti? «Ma per carità. Nel mio partito io vorrei ci fosse una certezza: che le cose si facessero a viso aperto. In questi ultimi due mesi la storia ha presentato il suo biglietto a un`intera classe dirigente, intimandole un passo indietro».
Non è che ce l`ha con D`Alema? «Quando si compiono scelte sbagliate, e penso alla Bicamerale, bisogna poi avere la responsabilità di farsi da parte».
Il flop di Grillo? «Immaginavo un risultato diverso, a sentire quello che dicevano. Il fatto è che fin quando si tratta di protestare contro tutto e tutti, com'è successo nella campagna per le politiche, è molto facile. Ma nel confronto sulle cose concrete da fare, i 5 Stelle fanno molta fatica, e queste elezioni sono lì a dimostrarlo».
Con la sua vittoria, cambia qualcosa nel Pd? «Intanto questa è la prova che i territori devono essere più rispettati dai dirigenti di Roma. Qui abbiamo faticato moltissimo, lo stiamo facendo da mesi, poi ci sono state 72 ore di impazzimento e nostro lavoro ha rischiato di diventare inutile».
Però è andata. «Per fortuna, sono contentissima. Ma non è che adesso ci dimentichiamo quel che è successo. Non si può convocare la direzione del Pd per escludere il governissimo e poi presentare come candidato al Quirinale uno come Marini. E senza neppure spiegarlo, poi...».
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