Le elezioni politiche 2013 sono un bagno anche per il leader dell'IDV Antonio di Pietro che ha rassegnato le dimissioni da presidente del partito.
Una scelta la sua fallimentare che ha visto il Movimento Rivoluzione civile che per bocca di Luigi Li Gotti a perso via via smalto e capacità comunicativa. C'è stato poi un'allontanamento poi dai temi della forza politica di riferimento l'IDV.
La società civile presente in massa in Rivoluzione Civile ha offuscato la buona politica togliendo il retroterra he l'IDV invece aveva. Una buona politica che poteva mettere in primo piano i temi forti che invece sono stati proposti stancamente.
L'IDV in questo modo abbandona Rivoluzione civile per tornare e le dimissioni di Di Pietro sono non un abbandono del partito dallo stesso, contributo di cui si ha ancora bisogno, ovviamente facendo tesoro degli errori con orgoglio per la propria storia.
Considerazioni. E' presto per dire se le dimissioni di Antonio Di Pietro certo è che sono una notizia.
Il suo acerrimo avversario Silvio Berlusconi è ancora in sella, mentre lui ne è smontato. Non si potrà più in futuro oramai alle prossime elezioni proporre l'anti-berlusconismo, in quanto così si perde. Rivoluzione civile era uscita da tale contrapposizione e forse questo è un risultato.
Un plotone di magistrati ad un sostegno di un progetto è a mio avviso stato concepito dagli italiani come una minaccia, in quanto i magistrati dovrebbero avere un percorso di entrata in politica meno diretto.
Si deve parlare alla gente e sebbene Rivoluzione civile l'ha fatto e con buoni temi a volte la figura del leader Antonio Ingroia è apparsa pacata e ciò non ha pagato in visibilità.
L'IDV torna alle origine e chiude col progetto Rivoluzione Civile, ma il ritorno al passato non può esser fatto. Molte cose sono cambiate e gli elettori non sono più disposti a sorbirsi l'anti-berlusconismo serve un progetto chiaro.
Le elezioni politiche 2013 sono un bagno anche per il leader dell'IDV Antonio di Pietro che ha rassegnato le dimissioni da presidente del partito.
Una scelta la sua fallimentare che ha visto il Movimento Rivoluzione civile che per bocca di Luigi Li Gotti a perso via via smalto e capacità comunicativa. C'è stato poi un'allontanamento poi dai temi della forza politica di riferimento l'IDV.
La società civile presente in massa in Rivoluzione Civile ha offuscato la buona politica togliendo il retroterra he l'IDV invece aveva. Una buona politica che poteva mettere in primo piano i temi forti che invece sono stati proposti stancamente.
L'IDV in questo modo abbandona Rivoluzione civile per tornare e le dimissioni di Di Pietro sono non un abbandono del partito dallo stesso, contributo di cui si ha ancora bisogno, ovviamente facendo tesoro degli errori con orgoglio per la propria storia.
Considerazioni. E' presto per dire se le dimissioni di Antonio Di Pietro certo è che sono una notizia.
Il suo acerrimo avversario Silvio Berlusconi è ancora in sella, mentre lui ne è smontato. Non si potrà più in futuro oramai alle prossime elezioni proporre l'anti-berlusconismo, in quanto così si perde. Rivoluzione civile era uscita da tale contrapposizione e forse questo è un risultato.
Un plotone di magistrati ad un sostegno di un progetto è a mio avviso stato concepito dagli italiani come una minaccia, in quanto i magistrati dovrebbero avere un percorso di entrata in politica meno diretto.
Si deve parlare alla gente e sebbene Rivoluzione civile l'ha fatto e con buoni temi a volte la figura del leader Antonio Ingroia è apparsa pacata e ciò non ha pagato in visibilità.
L'IDV torna alle origine e chiude col progetto Rivoluzione Civile, ma il ritorno al passato non può esser fatto. Molte cose sono cambiate e gli elettori non sono più disposti a sorbirsi l'anti-berlusconismo serve un progetto chiaro.
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