Il PD inizia il tema della scuola come negli altri temi con una descrizione dalla situazione della scuola e dell'abbandono che sopratutto nel passaggio della scuola primaria primo grado e al secondo grado, cioè dalla infanzia e alla adolescenza, affigge gli alunni. Questo poi si vede anche dopo e con il basso livello di laureati nel nostro paese.
Si deve anche aumentare la qualità valutando il curriculum dei docenti e prevedere il sostegno agli alunni in difficoltà. Non basta ciò ma si deve dare un offerta scolastica che porti lo studenti a vedere la scuola come punto di aggregazione facendo rimare gli studenti a scuola a tempo pieno. La scuola inoltre, vista anche la proposta del PD di dare la cittadinanza al 60 alunni stranieri nati in italia, vanno rafforzati corsi di lingua straniera italiana per tali cittadini per favorire l'integrazione.
Piano per un'educazione di qualità 0-6 annui. In tale settore si è molto ambiziosi volendo cambiare il paradigma dell'istruzione prescolare da un servizio a domanda individuale a diritto di ogni bambino e bambina. Tutto questo con una copertura anche del 33%. Questa è un'idea stupenda ma si scontra con le risorse che non ci sono e vanno cercate non indicando dove si trovano. Nel mezzogiorno la situazione è drammatica e anche al Nord, e pure in Trentino, il servizio non è adeguato alla domanda con spesso lunghe liste di attesa. Investire in tale settore potrebbe creare bambini più ricettivi anche nei superiori livelli di istruzione con miglior rendimento. Ovviamente se si fa in questo livello un servizio di qualità.
Nessun bambino verrà lasciato indietro. Qui si parla di tempo pieno e compresenze per poter aiutare l'apprendimento degli alunni. Certo ciò può aiutare e si può estendere nel territorio nazionale tali pratiche ovviamente trovando le risorse e l'organizzazione giusta. Il problema però a mio avviso è più profondo e richiede insegnanti preparati e dedicati sopratutto nei bisogni speciali degli alunni con difficoltà. Si potrebbe in tal senso prevedere ricevimento degli insegnanti per poter aver un contatto migliore con gli studenti e poter affrontare i dubbi della disciplina col docente.
L'autonomia scolastica nelle autonomie locali. L'autonomia scolastica va difesa e in essa si deve dare spazio alla sperimentazione. Ci deve esser collaborazione della stessa con le autonomie locali, le quali devono prevedere la dislocazione e il numero delle autonomie locali.
Tale non è la sola modifica che va fatta ma va data attuazione alla modifica del titolo V prevista già 10 anni fa ma non ancora attuata. L'attuazione deve portare lo stato spogliarsi delle competenze gestionali facendo passare strutture e personale presente nelle Regioni e mantenendo in capo al Ministero solo funzioni di indirizzo e alta programmazione e verifica dei livelli di apprendimento e valutazione e controllo del funzionamento delle autonomie scolastiche. Per quanto riguarda le best pratices vanno fatte fluire in tutto il sistema scolastico.
Dai livello essenziali delle prestazioni ai livelli essenziali degli apprendimenti in modo da poter passare da un sistema che non si sui livelli minimi prestazioni del sistema, ma i livelli minimi di apprendimento e capacità che una struttura deve garantire per formare le persone. Questo tenendo conto dei varie caratteristiche degli alunni e del territorio. Questo con indicatori quantitativi e qualitativi. Non è dato sapere se ciò costerà di più e come si finanzierà.
Risorse umane e finanziare certe per la scuola dell'autonomia. Si vuole dare risorse certe con un sistema meno farraginoso e più trasparente con la pubblicazione da parte del MIUR dei parametri su cui si baserà l'assegnazione delle risorse alle scuole. Si deve sapere appena dopo l'approvazione della legge finanziaria dello stato l'assegnazione delle risorse alle scuole. Potrebbe effettivamente essere una proposta a costo zero questa ma serve responsabilizzare le autonomie scolastiche e si deve fare una profonda rivisitazione dell'organizzazione delle strutture statali.
Il superamento degli organici di diritto e di fatto è ottimo sopratutto se si va su un organico funzionale. Questo per rispondere ai bisogni ordinari e speciali (particolari difficoltà) stabilizzandoli per tre anni a livello di scuola. In tal senso si deve lavorare assieme tra Stato e Enti Locali nella programmazione. Certo questo può dare una struttura migliore delle scuole e una presenza migliore verso i studenti che spesso vedono passare tempo prima di avere gli insegnanti dell'anno. Mi può trovare d'accordo tale idea se essa viene fatta con serietà e con un'analisi vera dei fabbisogni e che non si accontenti il precariato con assegnazioni in soprannumero. I costi dell'operazioni dipenderanno se si farà una scelta oculata o no, ma già nel programma PD si parla di costi non cospicui ma superiori al sistema attuale. Non dice come si trovano le risorse.
Valutazione e rilancio della scuola italiana. Ottimo pensare ad un sistema di valutazione standardizzato che possa dare dati certi e confrontabili.
Il sistema scolastico complessivo va valutato su risultati generali e uniformi e certi sul territorio nazionale. Questo sulla base dei LEP. Ciò attraverso una conferenza a livello di parlamento eterogenea con tutti gli attori principali. Buona idea, ma qui mi sembra esserci una contraddizione tra ciò che si prevede e si valuta. Come si fa a valutare i livelli essenziali di prestazione e passare ai livelli essenziali di apprendimento e capacità? Contraddittorio.
In cinque anni passare all'autonomia vera delle scuole, ma con controlli dei risultati con indicatori/standard precisi da parte dagli ispettori della repubblica indipendenti anche dal Ministero. Questo per controllare i risultati e eventualemte intervenire con accompagnamento con interventi finanziari, organizzativi e professionali per rientrare nel circolo virtuoso. In tale settore entra l'autovalutazione scuola e la documentazione delle buone pratiche come modelli già applicati in Europa che si dimostrano vincenti. E' pericoloso però questo in quanto sebbene se si perde autonomia sembra che chi fa male riceva più risorse. Deve esser previsto che nei casi limite si possa anche chiudere la scuola e investire sulle migliori. In tal modo si darebbe un forte segnale e si direbbe ok vi aiutiamo a migliore, ma si deve fare di più. E se non è possibile si deve anche aver coraggio di situazione drastiche. E' giunto che i migliori vengono premiati.
Vanno valutati anche gli esiti scolastici con in test Invalsi con lo stesso autonomo dal Ministero. Esso deve anche esser una sorta di Istat della scuola per dare supporto sia con indicatori sui risultati e altre statistiche per dare ai dirigenti e docenti spunti di riflessione per il miglioramento. Vanno chiarite le finalità in modo che si sappia se ciò ha influenza sulla carriera dello studento o meno. Trasparenza che deve vedere tutti gli attori anche gli studenti con una corresponsabilità degli stessi al progetto educativo.
Una valutazione da richiedere da parte del professionista docente e dirigente per gli scatti di carriera e il fatto che valutazioni negative non possano esser colmate con titoli ottenuti non sul campo. Si deve fare valutazioni trasparenti e chiare in modo che nessuno si senta vittima e si vada verso un miglioramente del sistema scolastico. Vanno valutate anche le esperienze straniere. Non mi piace in tale settore il fatto che non si preveda anche una possibilità di licenziamento per i docenti e dirigenti non ritenuti adeguati al ruolo o che abbiano compiuto danno alla scuola e al sistema scolastico. Non vorrei che le valutazioni siano un modo per agevolare carriere e creare costi, che comunque ci sono per la valutazioni, senza prevedere un licenziamento degli incapaci.
La ricerca scolastica è vista come una priorità e deve esser compiuta da esperti che possiedano titoli adeguati e esperienze adeguate, anche straniere, con indipendenza dall'Invalsi in una istituzione scientifica autonoma. In tale senso si parala di collaborazione con centri di ricerca e università.
Un buon progetto sicuramente ma con risorse difficili da trovare. Si parla di un ritorno del 30% dei tagli della Legge 133/08 come promesso dal governo. Certo auspicio ma dove si trovano i soldi?
Formare e reclutare gli insegnanti di domani. Prima di pensare però all'esperienza SSIS e dei suoi supervisori in logica di raccordo università-lavoro e la previsione del numero chiuso il PD vuole procedere alla stabilizzazioni di chi come ATA e personale docente lavora a tempo determinato. Questo senza una programmazione reale dei fabbisogni. Può esser un modo per rispondere al precariato scolastico ma a mio avviso non è corretto bisognerebbe anche nella fase di stabilizzazione dei precari guardare ai reali bisogni. Non si può in tal veste prevedere che errori passati ricadano sulle tasche dei cittadini. Ottimo il pensare di assumere per concorso con ambito aperto, ma si deve a mio avviso cambiare il modo di proporre i concorsi. Essi devono esser una modo per selezionare gli idonei che possono esser scelti dalle scuole. Buona anche la stabilità triennale nelle scuole. Ottima l'istituzione della carriera dei docenti con figure professionali differenziate. Negativa a mio avviso la non previsione di un sistema che espella insegnanti incapaci o che comunque col tempo hanno perso la loro capacità di insegnare. Le valutazione periodiche oltre che premiare dovrebbe selezionare la migliore classe docente. Non si dice dove tale operazione troverà finanziamenti per la stessa essendo tale previsione non a costo zero.
Evitare la dispersione scolastica con passaggi tra indirizzi scolastici con più facilità. Si deve trovare un sistema per fermare la dispersione scolastica e l'abbandono garantendo un passaggio dal primo grado della scuola primaria al di secondo grado. Questo con un biennio di orientamento e riorientamento che possa garantire allo studente una scelta consapevole dell'indirizzo di studi evitando passaggi che richiedano esami di idoneità.
Si mette poi in luce il primario ruolo delle regioni che devono esser messe in condizioni di poter avere una conoscenza piena della situazione delle scuola e dei suoi studenti attraverso anagrafi dedicate delle quali la regione possa determianare i dati che vanno raccolti. Lo stato in tale settore deve avere solo individuare i dati sensibili non acquisibili. Certo ciò richiederà risorse per esser attualto e non si individua come si possano trovare.
Istruzione e formazione professionale per rilanciare il made in Italy. Sebbene la prima sia di competenza statale e la seconda delle regioni serve collaborazione che porti ad una programmazione integrata senza però perdere le peculiarità. Si deve qualificare i sistemi anche con miglioramenti e ammodernamenti delle strutture. Si deve dare uniformità sul territorio ad esempio con il Leac, l'apprendimento permanente, la certificazione delle competenze, l'accreditamento e la valutazione delle strutture .
L'Istruzione tecnica superiore va pensata come istruzione terziaria non accademica con un collegamento tra istruzione e lavoro. Questo nella logica che bisogna garantire una formazione permanente a tutti per superare anche le sfide che ci attendono e per poter avere un adattamento migliore al mondo del lavoro.
Edilizia scolastica. Con 65% delle scuole in sicurezza l'Italia è fanalino di coda davanti alla Romania e pochi altre in Europa oltre ad avere scuole che non rispettano ancora le norme antincendio. Si deve prevedere un piano straordinario per l'edilizia scolastica che oltre a far girare l'economia doterebbe le autonomie scolastiche di strutture moderne e a norma. Le risorse che già ci sono sono state bloccate dal patto di stabilità e per questo si chiede al prossimo parlamento di escludere tale spese dal patto di stabilità. Per il mezzogiorno si prevede di far usare i Fas. In tali opere si vuole coinvolgere il consiglio delle scuole autonome.
Interessante idea questa ma mio avviso difficilmente realizzabile visto che il patto di stabilità non credo possa esser allentato tanto più che abbiamo previsto il fiscal compact (in Costituzione). In alcune regioni effettivamente è sentita un esigenza di ammodernamento più di altre ma con un autonomia spinta su base regionale; non si vede come fare a trovare le risorse che le regioni con meno problemi in tal campo vorranno dirottate altrove.
Scuola secondo PD
Mappa del programma
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