L’Italia si è distinta perché è uno dei pochi stati ad avere il servizio sanitario nazionale pubblico e dii accesso universale. Qualcosa è cambiato nel tempo col passaggio del settore della sanità dallo stato alle regione. Tale cambiamento ha cambiato la struttura del servizio che ora pone molta attenzione all’aziendalizzazione (costi) e alla qualità del servizio, non in tutte le regioni raggiunta. Ad oggi lo stato mantiene in tale settore la possibilità di fare un piano dei Lea e il finanziamento dello stesso oltre che il campo della ricerca sanitaria. I Lea sono i livelli minimi che qualsiasi regione deve garantire sul settore sanitario e per garantire ciò finanzia attraverso il servizio sanitario gli stessi. Per tutto il resto può scegliere la regione.
Gratuità delle cure e equità di accesso. Sull’accesso alle prestazione essenziali e loro gratuita nulla cambia, in quanto già oggi ciò avviene.
Più significativo il cambiamento sui ticket che si voglio abolire, mantenendoli solo per le prestazioni non essenziali. Si può esser anche favorevoli a ciò, ma non alla proporzionalità al reddito degli stessi. Quando uno è malato che sia povero o meno deve esser trattato in modo uguale. Il ticket quindi sulle prestazioni non essenziali deve esser uguale per tutto per la progressività ci sono altri strumenti come IRPEF e altre imposte generali. Prevedere poi la proporzionalità a seconda del reddito provocherebbe un iniquità maggiore che una misura proporzionale.
Si vorrebbe più monitorare gli effetti della devoluzione alle regioni della sanità e ciò andrebbe bene se si vuole finalmente arrivare ai costi standard non se all’omologazione. Se una regione vuole dare delle prestazioni più performanti con tasse locali deve poterlo fare e non deve vedere ingerenze statali che portano il livello ad abbassarsi. Una sana concorrenza sul settore sarebbe salutare in quanto ogni regione potrebbe mettere al servizio di altre regioni le sue eccellenze.
Farmaci. Già il governo Monti ha provato ad incentivare i farmaci generici e fuori brevetto, i quali sono meno costosi. Il governo attuale è voluto andare oltre prevedendo la prescrizione del principio attivo solo in parte raggiunta viste le resistenze che si sono trovate. E’ pur vero che i farmaci consolidati hanno effetti collaterali conosciuti. Bisogna colmare il gap portando anche i farmaci a brevetto al costo che hanno all’estero. Non si può sebbene però i prodotti di recente approvazione siano meno sicuri e più costosi rinunciare alla ricerca la quale solo può portare a risolvere la carenza di cure per malattie che ancora oggi non trovano cura oppure la cui cura è molto invalidante.
Informazioni. Spesso i farmaci oltre che costare molto vengono usati in modo scorretto o abusandone e ciò deve esser contrastato con l’informazione. Tale modo può portare ad evitare problemi che gli stessi farmaci possono creare avendo essi stessi effetti collaterali.
Stili di vita. La politica sanitaria oltre che a curare deve spostarsi sulla prevenzione promuovendo stili di vita salutari e di consumo consapevole portando il cittadino ad autogestire la sua salute e la medicazione possibile (automedicazione).
Tra gli stili di vita non poteva mancare un’attenzione alla salute e sull’attività fisica oltre all’astensione da comportamenti a rischio (f (fumo, alcool, etc…). Il taglio vuole essere posto sulla prevenzione mettendo in guardia che una volta che c’è il danno anche con prevenzione secondaria (screening, diagnosi precoce, medicina predittiva) la stessa può avere efficacia limitata
Deve esser inoltre possibile valutare gli ospedali con sistemi di misurazione qualità degli interventi degli ospedali (ma sarebbe meglio di tutti gli interventi sanitari) di pubblico dominio.
Medici. Si partirebbe subito con un cambiamento epocale la chiusura all’intramedia e l’esercizio anche in strutture privati dei medici che lavorano nel settore pubblico. Ciò verrebbe compiuto con una separazione delle carriere. Sarebbe una manovra intelligente, ma che troverà molte resistenze.
Non trovo però giusto che si voglia regolamentare le tariffe nel privato nemmeno per una motivazione meritevole come trattenerli nelle strutture private. Per trattenere i medici privati vanno trovati mezzi per rendere il lavoro nella struttura privata stimolante. Se uno bravo gli va riconosciuto anche in termini di stipendio. La mobilità non è negativa in quanto tale, in quanto esperienze in altre realtà può portare anche arricchimento anche in termini di competenze del medico che poi se torna al pubblico può portarle in tali strutture.
La trasparenza e il merito nella promozione dei primari sono caratteristiche che già ora ci dovrebbero essere e non sempre ci sono state. In tal modo si incentiverebbe poi i migliori a rimanere.
Gli informatori scientifici è una categoria che non conosco, ma sicuramente una proibizione di incentivi sulle vendite di farmaci può esser utile. Fino a che l’incentivo fino che rimane nel campo dell’informatore non da problemi il vero problema è se ci sono incentivi anche per medici nella prescrizione. E’ in tal campo illuminante un caso recente di un medico preso a prescrivere medicinali dovuto anche ad incentivi.
Organizzazione. In tale campo la si prevede di mettere online le liste di attea in modo che possa esser trasparente l’accesso alle cure. In tal modo si eviterebbe che i medici possano favorire le loro cliniche, che comunque con le norme per i medici non sono più possibili. In tal modo il medico di base potrebbe aiutare il paziente a scegliger la struttura più congegnale. Anche nella prenotazione bisogna utilizzare l’online in modo di avere una gestione meno costosa e più veloce delle liste di attesa.
La previsione della pubblicazione delle convenzione tra strutture private e pubbliche può dare un miglior controllo del cittadino sulla sanita.
Non posso esprimermi sulla volontà di investire su consultori familiari che comunque non metterei nel Lea in modo che sugli stessi possa venir presa una serena decisione da parte delle regioni.
La reintroduzione dei consigli di amministrazioni nelle ASL andrebbe attentamente valutata per capire se essa può esser utile. Credo che il direttore generale nelle ASL è importantissimo in modo da poter trovare in modo più nitido le responsabilità di gestioni non consone.
Lotta al dolore. In tal settore credo che l’Italia si deve allineare alle migliori pratiche internazionali sia europee che dell’Organizzazione Mondiale Sanità. Il dolore deve esser visto come qualcosa di naturale, ma che deve esser alleviato con gli strumenti consoni. In tal modo benissimo la previsione dell’uso di oppiacei nel lotta allo stesso.
Ricerca. La ricerca va finanziata e in tal senso è ottima la previsone dell’otto per mille per la ricerca medico-scientifica. Sarei però più favorevole a prevedere a detrazioni e deduzioni per donazioni fatte ad enti riconosciuti nel campo della ricerca.
Ottimo anche il promuovere e finanziare ricerche sull’effetti della disuguaglianza sociale, inquinamento ambientatale sulla sulla salute.
Ottma anche il finanziamento della ricerca sulle malattie rare anche attraverso collaborazioni all’estero. Stranio che non si sia prevista una rivisitazione della normativa per permettere le ricerche in loco.
E’ innegabile che si potrebbero esser usati fondi destinati alla ricerca militare e sicuramente in modo più utile. Ovviamente anche la ricerca militare serve.
Ottima anche la previsione di una valutazione sanitaria delle politiche pubbliche nei campi dei trasporti, urbanistica, ambiente, lavoro, educazione. Unico punto che mi sento di sottolineare basta che tale apertura non venga usata in modo di bloccare ogni opera per partito preso. Bene quindi alle raccomandazioni OMS.
Amministratori pubblici. Eliminare gli inceneritori non è possibile per alcuni tipi di rifiuto, mi si dimostri che tutto è smaltibile senza inceneritore e sono disponibile a cambiare idea.
L’introduzione del reato di strage ne confronti dei per danni sensibili causati alla salute da politiche locali e nazionali con malattie e decessi dei cittadini. E’ sicuramente una previsione doverosa, ma va tenuto che la tecniche nel tempo cambiano non si può ritenere un amministratore di strage se non esisteva durante il suo mandato prove certe o con probabilità alta di rischio danni circa la determinata opera. Se per esempio negli anni’50 non si sapeva che l’amianto provocava il cancro non si può ritenere un amministratore di tale tempo imputato per strage. L’ho presa così alla larga per non arrivare a toccare la realtà attuale e creare polemiche.
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