In questo momento di difficoltà sia per i lavoratori sia per le imprese vi voglio raccontare la storia di un imprenditore e della sua impresa e delle mille difficolta che ha incontrato sperando di mettere in luce le storture che spesso accadono e per aprire uno spazio dedicato alle imprese che si vogliono raccontare.
La storia è quella dell’imprenditore Alberto Botti il quale è titolare dell’azienda Palladio Marmi Srl che ha visto bloccata la sua attività da problemi di liquidità dovuto ad un pagamento avvenuto dopo 6 mesi da parte dello stato di 140 mila per un lavoro svolto. Il blocco dell’attività dovuto alla sosepnsione di un lavoro del magistrato, causa mancati finaziamenti da Roma, ha portato al blocco per un anno dell’attività e alla cassantiengrazione dei suoi dipendenti che non ricevavano da 3 mesi lo stipendio e solo da poco essi hanno ritrovato l’entusiasmo dopo che a maggio 2012 l’azienda ha ottenuto il pagamento della commessa. Purtroppo il bilancio 2011 ha dovuto chiudere in negativo.
Ad aprile però l’azienda in difficolta ha sperato di poter chiedere 350.000 euro del fondo anti-suicidi alla Veneto sviluppo attraverso la sua banca ,Banca Carige, la quale era disposta a garantire per il 20% a fronte di un 80% garantito da Confidi degli artigiani; infatti devono esser le banche a certificare la solidità dell’azienda. Sembrava la fine lieta di una storia ma non è così, ma Confidi boccia la richiesta di garanzia.
Ovviamente se tutto andasse bene non si avrebbe bisogni di aiuti tantomeno degli enti come la Regione e del fondo anti-suicidi creato da Zaia e l’azienda che avrebbe volentieri contato sulle sue forze. Nemmeno l’inizio di un lavoro dell’importo di oltre 450.000 euro con il Mose per la bocca di Chioggia con la Clodia a fatto si che la Confidi ritenesse tale imprenditore degno di garanzia. Ma non era requisito essenziale avere un lavoro concreto acquisito per la concessione dei fondi di Veento Sviluppo? Sembra che ciò non basti per questo imprenditore e ciò sicuramente non fa venir voglia a molti di andre avanti. Sembra quasi che la diffidenza che aveva verso tali aiuti espressa in un articolo ove raccontava la sua storia si sia quasi una previsione auto avverante, certo ne avrebbe fatto a meno. La preoccupazione ora di questo imprenditore fino a quando non avrà compiuto degli stati di avanzamento è riuscire a pagare le ingiunzioni di pagamento e invitare i fornitori a scommettere su di lui aspettando in modo che possa evitare di arrivare a non pagare i suoi dipendenti come già una volta ha dovuto fare.
E’ comunque una denuncia alla rigidità che attualmente si trova nel credito anche per aziende che avranno si problemi di liquidità, ma che riescono ancora ad aver lavoro. A parte la scarsa fiducia che Confidi ha avuto in tale imprenditore fa dire che esiste un problema di pagamento delle aziende che lavorano per lo stato che spesso si vedono ritardati i pagamenti. Un circolo vizioso che porta difficolta a pagare i collaboratori e i fornitori; sebbene lo stato chieda sempre le tasse puntualmente.
E’ una denuncia di come anche quando si pensano veramente a strumenti utili spesso essi cadono nel vuoto e non riescono nell’intento, perché? Come mai anche proposte buone non riescono le risposte che ci si aspetta? Cosa aspettano le istituzioni a rispondere ad un’economia in ginocchio?
C’è un segno di speranza anche nella storia in quanto questo imprenditore che non si è arreso indugiando alla finestra aperta e rimane a combattere anche se ce ne sarebbe abbastanza per farla finita.
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